Quentin Tarantino: le 7 parole chiave del suo cinema

Alla riscoperta delle parole chiave che costituiscono il cinema di uno dei registi più amati del cinema contemporaneo.

Uno degli autori più influenti del cinema contemporaneo, Quentin Tarantino è considerato tra i massimi esponenti di un cinema postmoderno, fatto di rimandi al passato e di riletture (e assemblamenti) personali di generi e filoni. Con all’attivo 10 film nella sua filmografia (ma alcuni ne contano 9, unificando il dittico di Kill Bill, ma potremmo considerarne 11, implementando il corto del film Four Rooms), andiamo a ripercorrere alcuni elementi e binomi che ne hanno caratterizzato il percorso cinematografico.

Quentin Tarantino e le parole chiave per ripercorrere il suo cinema

Quentin Tarantino; cinematographe.it

Nell’intento di definire una mappatura del cinema di Quentin Tarantino andremo ad evidenziare quelle che possiamo definire come parole chiave che rappresentano elementi che spesso sono presenti all’interno della sua filmografia. Ovvero quei cosiddetti “fil rouge” che ne caratterizzano le opere e rendono il cinema del regista identificabile o che, talvolta, ne stabiliscono delle vere e proprie tappe all’interno del suo cinema.

1. Quentin Tarantino e i piedi

Ormai è risaputo che Quentin Tarantino sia un feticista dei piedi femminili, questa sua passione esternata dichiaratamente è visibile in diversi suoi film con più inquadrature che omaggiano queste estremità. In Pulp Fiction (1994) è Uma Thurman a beneficiare delle attenzioni della macchina da presa che posa lo sguardo ad altezza dei suoi piedi, mentre cammina sul pavimento di casa, scalza. In Jackie Brown (1997) lo sguardo di Tarantino si sofferma sui piedi di Bridget Fonda, intenti a strusciare un bicchiere di whiskey, attirando le attenzioni del personaggio di Robert De Niro. Anche in Kill Bill vol. 1 e Kill Bill vol. 2 (2003 e 2004) c’è spazio per qualche dettaglio ad altezza piedi, su quelli di Uma Thurman mentre è intenta a rianimare i suoi arti inferiori dopo un lungo coma e ancora nel secondo capitolo, i piedi della nostra eroina sono presenti sia indossando dei sandali nel prologo in bianco e nero, mentre si incamminano verso l’antagonista Bill che di lì a poco si rivelerà una minaccia letale, sia nel momento in cui scalza calpesta il bulbo oculare della sua nemica Elle Driver. Le inquadrature sui piedi sono presenti ancora in altri film del regista, come una sorta di “firma artistica”, nel caso delle suole scalze di Margot Robbie e di Margareth Qualley in C’era una volta a Hollywood (2019) e su quelle di Diane Krueger (mentre viene strangolata dal colonnello Hans Landa) in Bastardi senza gloria (2009). Mentre in Grindhous – A prova di morte (2007) un paio di piedi aprono la visione sui titoli di testa, poggiati sul cruscotto di un auto, prima che le principali attenzioni se le prendano, nel secondo atto, le piante imponenti di Rosario Dawson, mentre fuoriescono dal finestrino dell’auto, attirando le attenzioni del villain Kurt Russell.

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2. Quentin Tarantino e Uma Thurman

Quentin Tarantino kill bill cinematographe.it

Pur avendo realizzato solo due progetti assieme, Quentin Tarantino e Uma Thurman sono considerabili come una coppia iconica per il cinema contemporaneo. L’attrice americana di origini svedesi ha difatto visto esplodere la sua carriera nel 1994 grazie al ruolo di Mia Wallace in Pulp Fiction, ma nel dittico di Kill Bill è divenuta vera e propria eroina moderna nei panni della sposa Beatrix Kiddo. Film che è costato anche qualche pesante screzio tra attrice e regista, a seguito di un incidente d’auto avvenuto sul set, mentre l’attrice sfrecciava ad oltre 60 km orari per un’inquadratura (senza stunt man) fortemente voluta dal regista e che fece finire Uma Thurman all’ospedale.

3. Quentin Tarantino e la Trunk shot

La trunk shot è un’inquadratura dal basso verso l’alto ripresa dall’interno di un bagagliaio di un’auto. Ed è, effettivamente, la tipica ripresa che Quentin Tarantino regala in diversi dei suoi film. La troviamo in Le Iene (1992), la troviamo in Pulp Fiction (1994), quindi in Jackie Brown (1997), in Kill Bill (2003) e in Grindhouse (2007). In una sorta di variante, questa inquadratura da una postazione immobile, dal basso verso l’alto la troviamo anche nell’epilogo di Bastardi senza gloria (2009).

4. Quentin Tarantino e le citazioni

Il cinema di Quentin Tarantino è sovente pulsante di citazioni e riferimenti al cinema del passato, non a caso il suo è un cinema postmoderno. Fin dalla sua opera d’esordio, Le Iene (1992) il soggetto di base e perfino alcune intere sequenze, sono un riferimento al film di Hong Kong diretto da Dante Lam, City on Fire (1987). Mentre la struttura narrativa ad incastri temporali secondo i diversi punti di vista dei personaggi richiama la narrazione del Rashomon (1959) di Kurosawa. Di certo con Kill Bill il suo registro di citazioni e riferimenti si amplifica in un modo esponenziale. Vi troviamo, infatti, riferimenti e citazioni dal cinema di Kung Fu degli anni ’70 (non solo il cinema di Bruce Lee, da cui Uma Thurman recupera la tuta gialla), ma anche da film come Cinque dita di violenza (1972) ed altri ancora. Lo stesso cinema western è citato ampiamente in Kill Bill (tra cui la colonna sonora di Ennio Morricone, presente nel western di Sergio Corbucci, Il Mercenario). In Bastardi senza gloria (2009) troviamo citazioni al cinema muto ed elementi dal cinema della Nouvelle Vague, sebbene l’ossatura del racconto sembri prendere spunto dal B-movie italiano Quel maledetto treno blindato (1978). Anche Django Unchained (2012) è inevitabilmente pieno di riferimenti e citazioni al cinema spaghetti western (fin dal titolo che fa riferimento al Django di Corbucci), così come citazioni sparse e riferimenti vari ad un certo cinema italiano degli anni ’60 e ’70 li ritroviamo in C’era una Volta a Hollywood (2019). Ma per quanto riguarda tutto il materiale filmico che viene riciclato e plasmato in una nuova forma d’arte nel cinema del cinefilo Tarantino ci vorrebbe un saggio specifico.

5. Quentin Tarantino e le colonne sonore

Spesso Quentin tarantino usa le colonne sonore per fare da vero e proprio traino alle sue epopee metafilmiche. In tal senso, il nostro regista postmoderno riutilizza brani celebri degli anni ’60 e ’70 per incastonarli nelle sue immagini. Consegnando alla storia del cinema brani come Stuck in the middle with you, nel celebre balletto che Michael Madsen esegue in Le Iene prima della feroce tortura che mette in atto al suo ostaggio o nel caso del celebre ballo tra Uma Thurman e John Travolta in Pulp Fiction, sulle note di Chuck Berry.
Ma ancora più interessante è il suo riutilizzo di colonne sonore preesistenti da altri film. Ennio Morricone è stato infatti riciclato in più di un’occasione: si pensi al brano L’Arena che il compositore aveva realizzato per Il Mercenario di Corbucci e Tarantino lo utilizza per la scena della dissepoltura in Kill Bill, ma anche in Bastardi senza gloria la celebre Rabbia e tarantella, creata dal maestro Morricone per il film Allonsanfan ritrova una seconda vita. E il connubio si ripeterà in The Hateful Eight (riciclando brani da La Cosa di Carpenter, composti da Morricone), ma stavolta anche con brani composti appositamente per il film di Tarantino, con conseguimento del Premio Oscar per la miglior Colonna sonora originale.

6. Quentin Tarantino e Samuel L. Jackson

Django Unchained Samuel L Jackson - cinematographe.it

Vero e proprio attore feticcio per Quentin Tarantino, Samuel L. Jackson ha recitato in ben 4 lungometraggi del regista (Pulp Fiction, Jackie Brown, Django Unchained e The Hateful Eight) ed ha fatto un cameo, nei panni di Rufus il pianista nella piccola chiesa, in Kill Bill vol.2. Insomma, un vero e proprio connubio artistico quello tra il regista di Knoxville e l’attore di Washington.

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7. Quentin Tarantino e il Western

Il cinema Western è senza dubbio un punto focale della filmografia di Quentin Tarantino. Due sono le pellicole che il regista ha sviluppato nel filone, ovvero Django Unchained (2012) e The Hateful Eight (2015), andando ad omaggiare diversi stilemi sia dal cinema americano che da quello spaghetti western (sia Sergio Leone che Sergio Corbucci, nello specifico), finanche dal cinema orientale con alcuni WuXia, come nei casi dei film di King Hu ambientati all’interno di locande misteriose fitte di personaggi e intrighi che potrebbero aver ispirato alcuni meccanismi del suo secondo western. Il cinema Western è presente in qualche traccia anche nel dittico di Kill Bill (non solo nei casi della colonna sonora, come abbiamo visto in precedenza) attraverso alcuni riferimenti, come l’eroina che si palesa all’orizzonte, nel deserto, come i personaggi di Clint Eastwood.