Recensione da letto – Fast and Furious 7
– Oh, piccola… È stata una bella corsa, eh? Che dici?
– …
– Piccola, che dici? Il quinto miglior incasso di sempre si sente tutto, o no?
– Cristo santo, Fast and Furious 7. Ci ho provato, davvero. Prima di venire con te mi sono ripetuta come un mantra “intrattenimento di qualità… intrattenimento di qualità… intrattenimento di qualità…“.
– Che vuoi dire?
– Io ne sono convinta, davvero: il fatto che un film sia fatto per vendere non significa che sia fatto male. Il fatto che un film sia tamarro e chiassoso potrebbe non significare che sia anche ignorante. Ci ho provato, sono venuta da te con la mente ed il cuore aperto.
– E come ci volevi venire? Piccola, non capisco dove vuoi arrivare…
– Ci credo che non capisci… Sai, per un attimo mi avevi convinto. La prima scena fa effetto, te lo concedo. La storiella dell’MP5 e del crocifisso sono delle tamarrate notevoli, ma ci si passa sopra. Jason Statham che recita più di venti parole filate perde di credibilità, ma vabbè. Poi mi è piaciuto vederlo uscire dalla stanza d’ospedale in mezzo alla cadaveri e macerie. Non male, il piano sequenza…
– Già, hai visto? Che classe, eh? Come in “Birdman”, capito!
– Poi, ti trasformi in un videoclip di Rihanna…
– Hai qualcosa contro Rihanna?
– No, ma se voglio vedere un videoclip di Rihanna vado a cercarmi un fottuto videclip di Rihanna!
– Beh, ok, ma adesso calmati piccola…
– E lasciamo pure stare tutte le falle nella trama…
– Quali falle?
– Quali falle? Vogliamo parlare di Vin Diesel A.K.A. Torretto che alza un’automobile facendo squat?
…o della colossale idiozia dello scontro frontale ad alta velocità da da cui i due piloti scendono freschi e profumati? Ma ripeto, lasciamo pure stare, non è così importante…
– Ecco…
– La sceneggiatura ha lo spessore di una sottiletta. I dialoghi sembrano scritti da gente convinta che Hemingway sia il nome di un DJ coreano, e questo me l’aspettavo.
Ma un minimo di trama ci deve essere… Se racconti la stessa storia con le stesse parole e con le stesse immagini sette volte consecutive, che film sei?
Se metà delle tue scene iniziano con dei culi sodi e finiscono con persone che escono a rallentatore da automobili sportive tirate a lucido al suono di musica rap da quattro soldi, che film sei?
– Sono un film d’azione, io! Ti aspettavi dialoghi introspettivi?
– Tesoro, tu non sei un film d’azione. “John Wick” è un film d’azione. “Kingsman” è un film d’azione. Non sono eccelsi e non vogliono raccontare storie nuove, ma almeno provano ad essere originali. Non sono arte, ma sono sicuramente intrattenimento di qualità. Da un film d’azione ti aspetteresti delle scelte di regia e di fotografia non rivoluzionarie ma almeno innovative.
Tu non sei nemmeno un film, sei uno spot lungo due ore. E tra l’altro, sei fermo agli anni novanta, con il personaggio di colore a riempire i siparietti divertenti.
– Quindi non ti è piaciuta la regia di James Wan. Lo sai, vero, che è uno dei registi più quotati in circolazione? Hai presente “Saw”? Hai presente “Insidious”?
– Può essere quotato finchè ti pare, dolcezza. Nel tuo caso ha dimostrato di essere uno dei tanti registi di talento incapaci di togliersi dalla testa lo stivale dello studio di produzione.
Di cinema non parliamo nemmeno, e di certo non sei intrattenimento. Sei marketing, portato al livello più meschino. Perchè per fare marketing sui morti bisogna davvero avere pochi scrupoli. E la tua scena finale, con la canzone strappalacrime e Paul Walker che gioca sulla spiaggia è davvero il punto più basso raggiunto dal cinema negli ultimi anni.
– Piccola, ti prego, falla finita. Stiamo parlando di cinema, ok? Non sono un romanzo, una canzone, o un dipinto. Per fare un film si investono milioni, è necessario che chi investe abbia un ritorno economico. È dai tempi di George Méliès che il cinema è una forma d’arte intrinsecamente commerciale.
Tu e gli altri fighetti chic potete baciarmi il culo. Ho venduto tanto e non mi dispiace.
– Oh sì, Fast and Furious 7, hai venduto tanto, tantissimo, bravo. Lo sai, vero, che di questo devi ringraziare il fatto che Paul Walker, l’attore che interpreta Brian O’Connor, sia morto schiantandosi in auto prima della fine delle riprese? Tutta la tua campagna di lancio si è basata su questo.
– Dio, come sei arida. È un omaggio, no? Un saluto ad un attore morto troppo presto…
– Non è un omaggio, è una marchetta. Hai addirittura cambiato il tuo finale, con Dom Torretto che dice addio ad un personaggio che, nella storia, è ancora vivo, mandando quindi a puttane anche la coerenza logica della narrazione.
E soprattutto, su certe cose non si dovrebbe fare marketing. I prossimi tre episodi sono già in programma: vista la levatura morale della Universal, se io fossi nei panni di uno degli attori principali mi guarderei bene le spalle…
– Oh, che strazio. Va bene, piccola. Mi dispiace se ho offeso i tuoi sentimenti, d’accordo? Possiamo dormire adesso?
– Più che altro hai offeso il mio rispetto per la razza umana, che ha fatto di te uno dei film più visti della storia.
Tu dormi pure, sfigato. Io vado a casa e mi guardo “Il Sorpasso”.
– Mai sentito.
– Lo credo, Fast and Furious 7. Lo credo.