Recensione da letto: La Grande Scommessa
Lui: La Grande Scommessa, film che la sa lunga.
Lei: spettatrice sorpresa e incazzata (ma non con il film)
– …adesso ho capito! Maledetti bastardi! Infami! Devono morire tutti!
– Eggià, faccio questo effetto. Ma dimmi: ti è piaciuto o no?
– Sì, La Grande Scommessa. Mi sei piaciuto. Anzi, meglio: mi hai insegnato qualcosa che non sapevo.
– Parli sul serio? Non sei venuto con me solo per Christian Bale e Ryan Gosling?
– Beh, le loro facce sulla locandina aiutano, ma ti sei presentato bene fin da subito. Sei un film con le palle, altroché…
– Lo so, piccola. Tratto un argomento che non è facile né divertente: la crisi economica dei mutui subprime del 2008. Quella volta che il capitalismo ha calato la maschera e ha precipitato mezzo mondo nella miseria. Un evento storico, e quello che la gente sa a riguardo si può ridurre a “è stata colpa delle banche”…
– Lo so, La Grande Scommessa. Tu non sei il primo film che vuole spiegare cos’è successo, ma sei forse l’unico che ci riesce. Perché la tua sceneggiatura è brillante e costruita su di un umorismo sofisticato ma fruibile, il tuo cast è fatto da attori in stato di grazia (che probabilmente avrebbero avuto cachet più alti se avessero scelto altri film) e il tuo regista è Adam McKay: un tizio che fino all’altro ieri ha diretto film come Anchorman e I poliziotti di riserva, e che riesce a spiegare macroeconomia meglio di Michael Moore, e senza annoiare il pubblico. Non è un caso che il ragazzo scriverà anche il sequel di Ant-Man.
– È quella la chiave, piccola. Se la gente si diverte riesce a seguire il filo, altrimenti no. I quattro attori nella mia locandina non sono solo facce conosciute, sai. Christian Bale interpreta Michael Burry, un broker in odore di sindrome di Asperger che vede prima di tutti le avvisaglie della crisi. Appare in venti minuti, mezz’ora al massimo, ma tanto gli basta per tirare fuori un personaggio tragicomico, modernissimo e splendidamente sfumato. Dimostra più il suo talento in questi venti minuti che in tutti i vari Bruce Wayne, Trevor Reznik e Dicky Edlund (anche se il suo Patrick Bateman resta imbattuto).
A letto con La Grande Scommessa
– È vero. E gli altri attori del cast non sono da meno. Ryan Gosling sfodera una piacevolissima vena comica, che si vedrà ancora di più in The Nice Guys.
– E Steve Carell si sta trasformando da attore da commedie demenziali ad attore drammatico con le contro palle, e sfido chiunque abbia visto Foxcatcher a dire diversamente. Brad Pitt lo si vede poco, quel tanto che basta per accorgersi che si sta lentamente trasformando Robert Redford…
– Beh, Brad Pitt è anche uno dei produttori. E se dai un’occhiata ai film della sua casa di produzione, la Plan B, vedi che è pure uno bravo…
– Ma sai cos’è la cosa che mi è piaciuta di più, La Grande Scommessa? Il tocco di classe? La finezza?
– Lo so, piccola. Ma dimmelo lo stesso.
– Selena Gomez al tavolo da blackjack, Margot Robbie nella vasca da bagno, il cuoco del ristorante a cinque stelle: sono queste le trovate geniali.
Sono lezioni di economia mascherate da siparietti comici. E il tuo finale è un calcio in bocca.
– Di nuovo, lo so.
– Fai credere che ci fosse speranza di salvezza, che almeno qualcuno dei colpevoli fosse finito male. E invece no, se la cavano tutti. Anche i protagonisti, alla fine, si dimostrano sciacalli e si arricchiscono a spese della collettività. Sei una commedia amara e spietata, La Grande Scommessa.
– E per questo devi ringraziarmi, dolcezza. Se alla fine ti ho fatto incazzare, vuol dire che hai capito. Adesso però rilassati, ok? La serata è ancora lunga, dobbiamo inventarci qualcosa.
– Ah, sì! Ho ancora qualche dubbio sui CDO sintetici…
– Perfetto! Preparo la vasca da bagno e ti spiego tutto, dolcezza.