Ryan Coogler: biografia e film del regista di Creed e Black Panther
L'attaccamento alla comunità e alle origini come pilastri di un "fare cinema" tutto personale: ecco chi è Ryan Coogler, regista di Creed e Black Panther.
Parlare della carriera del regista e sceneggiatore Ryan Coogler potrebbe apparire rapido e scarno di contenuti se ci fermassimo solamente ai tre titoli da lui realizzati. Tuttavia, come spesso accade, l’apparenza inganna e il regista di Oakland, che del Cinema ne ha fatto il suo mezzo più intimo di racconto, merita una trattazione minuziosa e a tutto tondo attraverso un curriculum importante seppur breve.
Ryan Coogler nasce il 23 maggio 1986 ad Oakland, in California, da padre Ira (un addetto alla sorveglianza) e madre Joselyn (assistente sociale per la comunità, entrambi laureati presso la California State University. Il giovane Coogler, appassionato di Calcio e atleta, entra nella Saint Mary’s College of California dove, oltre allo spiccato talento nella matematica e nelle scienze, si distingue per il suo modo di scrivere: qui viene incoraggiato dall’insegnante di inglese ad indirizzarsi verso una carriera come sceneggiatore. Ryan Coogler si laurea in Finanza presso il Sacramento State e, successivamente frequenta l‘USC School of Cinematic Arts dove muove i primi passi nel mondo del cinema iniziando a lavorare su alcuni cortometraggi. A soli 21 anni la vita di Coogler è costellata quindi da una grande densità di piccoli grandi obiettivi raggiunti ed accomunati da un senso di appartenenza alle radici tradotte anche nel suo lavoro presso il San Francisco’s Juvenile Hall come consulente per i giovani detenuti – questa mansione è molto simile a quella del padre.
L’attaccamento alla comunità e alle origini come pilastri di un fare Cinema tutto personale
Questa piccola premessa biografica ci aiuta a costruire un percorso descrittivo che fonda le proprie radici in un forte attaccamento, in Coogler, verso le sue origini e, al contempo, verso la sua comunità. Il giovane regista si fa largo in punta di piedi ma con grande determinazione nel difficile mondo della Settima Arte grazie ai primi lavori di cortometraggio, tutti premiati: questi sono Fig, The Sculptor e Locks (acclamato al Tribeca Film Festival). È però un altro importante festival d’oltreoceano, il Sundance, ad aprire finalmente la strada a Ryan Coogler.
L’esordio nel 2013 con Prossima fermata Fruitvale Station
Prossima fermata Fruitvale Station è il primo lungometraggio del regista. Produzione indipendente realizzata con un basso budget e poi acquistata dall’allora florida The Weinstein Company, il film vede tra i suoi produttori anche il Premio Oscar Forest Whitaker. Il film, uscito nelle sale americane nel 2013 e l’anno successivo in Italia, racconta la storia vera di Oscar Grant, un ragazzo di Oakland ucciso la notte di Capodanno del 2009 nella stazione di Fruitvale dalla polizia ferroviaria. Il caso destò molto scalpore in quanto il ragazzo, trovatosi accidentalmente coinvolto in una rissa, venne dapprima immobilizzato dalla polizia e poi ferito a morte nonostante fosse di spalle e per di più disarmato. Non è un caso che Ryan Coogler abbia scelto questa storia per il suo debutto al Cinema: il regista, come anche detto in alcune righe più in alto, si mostra e si dimostra essere molto legato alle più importanti questioni sociali, in particolar modo alle discriminazioni razziali ancora presenti negli Stati Uniti (ma non solo). Questo suo primo lavoro, nonostante le piccole ingenuità registiche che certamente possono esser giustificate al director in erba, sprigiona una grande potenza narrativa che viene tradotta dall’ottima scelta di cast in cui spiccano un giovane Michael B. Jordan, nel ruolo del protagonista, Octavia Spencer, nelle vesti di sua madre, e Kevin Durand, in quelli del suo carnefice. Prossima fermata Fruitvale Station è il biglietto da visita di un ragazzo capace di raccontare, indignare, scuotere coscienze rimaste assopite. Non a caso il film, dopo l’eccellente debutto al Sundance, comincia un tour per i più grandi festival del mondo tra cui spicca Cannes 66: presentato nella sezione Un Certain Regard vince il Premio Avenir al miglior film di debutto.
I consensi con Creed – Nato per combattere (2016)
Reduce dalle critiche positive del suo primo film, Ryan Coogler riceve pieni consensi con la regia di Creed – Nato per combattere, pellicola facente parte di quello che potremmo chiamare l’universo di Rocky Balboa e che racconta dell’ascesa di Adonis Johnson, figlio di quell’Apollo Creed, prima sfidante poi caro amico e allenatore dello Stallone Italiano. Dopo l’ultimo film uscito nel 2006, Rocky Balboa, che vedeva protagonista il pugile nel suo ultimo incontro con il Campione di Pesi Massimi Mason Dixon, appesi i guantoni al chiodo si ritrova di fronte al fantasma di Apollo: palesatosi sotto le fattezze di Adonis, un ragazzo irrequieto, quasi smarrito e per certi versi molto simile al padre mai conosciuto. La tematica paterna, molto cara al regista, si dipana con estrema naturalezza nel film campione di incassi uscito nelle sale nel 2015. Rocky vive un momento di crisi familiare con suo figlio Robert (trasferitosi in un’altra città), mentre Adonis accoglie il vecchio pugile come suo mentore in una relazione che sempre più si avvicina ad essere quella tra un padre ed un figlio. La solida scrittura di Ryan Coogler è in questo senso efficace e ben si sposa con la tematica sportiva che fonde le sue fondamenta nell’atletico passato del regista (ricordiamo l’adolescenza sui campetti di calcio).
Con Black Panther, Ryan Coogler dimostra tutto il proprio potenziale ed entra di diritto nella rosa di registi di nuova generazione più apprezzati
È con Black Panther che Ryan Coogler conferma il proprio talento e si afferma personalità cinematografica, diremmo quasi, essenziale nella shortlist di registi esordienti più apprezzati (e necessari) dell’ultimo decennio. Grazie ad uno stile di racconto radicato nell’importanza delle proprie origini storiche, culturali ed anche geografiche, Ryan Coogler di dimostra maestro nel portare in scena storie di rivalsa, di consapevolezza e orgogliosamente identitarie. Come il balzo di una pantera, il regista viene ingaggiato dalla gigante Disney per la scrittura e direzione del tassello Marvel Black Panther. Trascendendo il concetto stereotipato di cinecomic, il suo Black Panther è un lungometraggio costruito a più livelli di lettura e davvero diverso sia dagli altri fratelli dell’Universo Cinematografico Marvel sia dagli altri film di genere. Come affermato in una serie di interviste, Ryan Coogler ha plasmato la propria opera sul grande capolavoro di Francis Ford Coppola, Il Padrino, e questa referenza certo ci aiuta ancor più ad inquadrare un lungometraggio pulsante di forte drammaticità familiare, quasi da tragedia shakespeariana. E tutto questo contestualizzato in un’ambientazione fortemente legata all’Africa, tanto cara a Coogler.
Con soli tre lungometraggi il regista di Oakland è riuscito a creare un personale e convincente modo di fare Cinema. Ryan Coogler, così come Xavier Dolan o Damien Chazelle, solo per nominarne alcuni, rappresenta il Cinema del futuro. Un regista da seguire con fiducia ed interesse.