Le scenografie e i costumi di Dante Ferretti in Silence di Martin Scorsese
Se la fotografia di Silence di Martin Scorse ha colpito per profondità e lucidità, le ricostruzioni scenografiche e i costumi di Dante Ferretti brillano di luce propria.
Silence è ambientato nel Giappone del 1600, ci troviamo esattamente nel XVII secolo e l’ambiente creato dal premio Oscar Dante Ferretti è sublime, incantata e incantevole. Anche qui il lavoro non è stato di certo agevole, viste le location e la difficoltà nei movimenti della troupe. Un lavoro anche qui di zelo, costato anni di prove e schizzi per il celebre scenografo.
Dante Ferretti, il genio dietro i costumi e le scenografie di Martin Scorsese
“Nel corso degli anni credo di aver iniziato a lavorare alle scenografie di Silence cinque o sei volte. Sono andato a Vancouver e in Nuova Zelanda per le location, più di una volta, ma poi non è successo niente. Ma Marty era determinato a realizzare il film e finalmente ho potuto lavorare alle scenografie”.
Dante Ferretti è stato colpito e ispirato dal paesaggio di Taiwan e ha apprezzato i teatri della CMPC dove ha progettato e creato una serie di set: Macao con le sue strade affollate e l’Università Gesuita; lo studio di padre Valignano; la camera da letto di padre Rodrigues; le strade di Nagasaki; la prigione giapponese; un tempio buddista; una casa abitata da cristiani; e il porto di Dejima. Ferretti ha creato e supervisionato tutto con l’approvazione del regista, oltre ai set costruiti nelle diverse location.
Anni di lavoro e di ricerche per Dante Ferretti
“Erano state così tante le volte che mi ero preparato a iniziare il film, che poi veniva rinviato, che quando è arrivato il momento siamo dovuti ripartire da zero”, dice Ferretti.
Iniziare da zero per lo scenografo ha significato leggere il romanzo parecchie volte, ma leggere anche le varie versioni della sceneggiatura. Ferretti si è anche recato più volte in Giappone per delle ricerche che non erano solo legate ai set, ma ai costumi che doveva disegnare. Durante quei viaggi ha visitato Tokyo, Kyoto e Nagasaki, che ospita il museo dedicato a Endo.
“Per i sacerdoti non solo abbiamo creato le tonache dei Gesuiti, ma anche gli abiti da contadino che indossano in Giappone, oltre ai costumi per la gente del popolo, per i Samurai, perfino quelli per i mercanti olandesi che appaiono nel film”, dice Ferretti. “Quando lavoro contemporaneamente ai set e ai costumi immagino come poteva essere vivere in quell’epoca. Poi controllo tutto e qualche volta, se trovo un errore, invece di correggerlo lo lascio. Nella vita reale ci sono sempre errori e se nei set o nei costumi c’è qualcosa non in sincronia va bene lo stesso. Come nella vita reale”.
Inoltre Ferretti commenta così le difficoltà di produzione del film:
“Sono andato per la prima volta in Nuova Zelanda. In questo posto ho trovato alcuni luoghi, bei posti davvero. Poi, all’ultimo momento, hanno detto: “Oh, Dante, lascia perdere, per il momento, perché dobbiamo fare un altro film; non abbiamo i soldi per questo film. Poi, mi ha chiamato di nuovo [Scorsese n.d.r.], un’altra volta. Ha detto: “Oh, Dante, si deve trovare qualcosa di più vicino a noi.” Così sono andato a vedere [Nord] California. California ha così tanti posti, così forse possiamo farlo qui, in termini di un paesaggio. Ho detto: “Dobbiamo costruire in ogni caso, i villaggi i tutto il resto. Poi, sono andato in Canada. Laggiù, ho trovato anche un posto che era okay. Anche questa volta, ha detto: “Oh, Dante, lascia perdere.” Rispondo, “Va bene. Lascia perdere. “[Ride] Poi, un giorno, ha detto, “Dante. Stiamo andando a vedere Taipei a Taiwan, perché là, siamo in Cina, siamo vicini al Giappone, e costa molto meno fare un film laggiù. “Ho detto,” Va bene, ci andremo”.
Le scenografie e i costumi di Dante Ferretti in Silence di Martin Scorsese sono il frutto di uno studio amplio e approfondito, di una ricerca ancora più dettagliata di usi e costumi del Giappone del XVII secolo. Un altro enormi plus valore al grande film del regista americano.