La soundtrack di Suicide Squad: un mix pop-rock da sballo!
È vero che Suicide Squad non è il film dell’anno e che la trama rivela alcuni segni di cedimento, ma è anche vero che la nuova pellicola targata DC ha alcuni punti di forza che lo rendono godibile, come la forte caratterizzazione di Deadshot, il cinismo di Amanda Waller, la bellezza prorompente di Harley Quinn e una colonna sonora che ha attratto fin dal primo trailer.
D’accordo, apparentemente nulla di originale: pezzi rubati ai Queen o ai Rolling Stones che iniettano nelle vene adrenalina pura e incontrollabile, ma non dimentichiamo che la soundtrack è opera di Steven Price, il compositore statunitense che, dopo aver collaborato con autori del calibro di Hans Zimmer e aver vinto l’Oscar per la colonna sonora di Gravity, si cimenta nella realizzazione di un diadema sinfonico vibrante, spinoso di violini, chitarre elettriche e sintetizzatori, capace di stimolare azioni cattive, riempire e giustificare i lunghi silenzi che in un cinecomic non mancano davvero mai.
La sonorità di Suicide Squad snocciola attimi di intensa suspense, mantenendo intatto il profilo dark tipico della DC. In brani come Brother Our Time Has Come, Diablo’s Story, Killer App o la stessa Task Force X si parte sempre dai toni bassi per raggiungere adagio picchi elettrici di suono, talvolta smorzati da qualche colpo aggraziato alla batteria; per poi riscendere nella valle della cattiveria talvolta neanche ‘apprezzata’.
I membri di Suicide Squad, infatti, sono dei disadattati intrappolati nell’ampolla della cattiveria.
Potrebbero e forse vorrebbero essere buoni (momento spoiler: quando l’Incantatrice indaga nei loro desideri più reconditi Harley sogna di essere sposata col Joker e di avere dei bambini, El Diablo di avere ancora la sua famiglia. Insomma ognuno di loro desidererebbe essere ‘normale’ e migliore) ma un ente superiore li obbliga a dare ancora il peggio del peggio. Non è un caso, allora, se i momenti in cui si riuniscono al di fuori della battaglia mettendo a nudo le loro debolezze, la colonna sonora scivola sullo schermo con accenni che sembrerebbero quasi appigliarsi ai frammenti di una fiaba d’inverno – vedasi a tal proposito il frangente in cui El Diablo racconta la perdita della sua famiglia facendo danzare tra la mano e il vetro di un bicchiere rovesciato una fiamma infuocata).
L’opera musicale di Price è dunque elegantemente rock quanto basta per avvolgere, senza stritolare, l’involucro policromatico e a tratti flemmatico messo in piedi da David Ayer e in questo diadema delicato sa incastonare con maestria gemme sonore di indimenticabile goduria.
L’introduzione di Harley Quinn sulle note di You Don’t Own Me
La dottoressa Harleen Frances Quinzel era una psicoterapeuta prima di incontrare il Joker ed innamorarsene perdutamente. Accanto a lui abbandona le sue fattezze ragionevoli per divenire Harley Quinn.
In Suicide Squad la compagna del Joker è interpretata da Margot Robbie e la prima volta che la vediamo sta sospesa in aria come una trapezista con una corda che sembra essere il risultato di una camicia di forza strappata. La donna si trova all’interno di una cella elettrificata e non si fa problemi ad affrontare le guardie.
In questi frangenti You Don’t Own Me di Lesley Gore ci accompagna con una melodia fatta di grinta e luccicanti colpi di hang, che come mille aghi senza punta disegnano i movimenti perfetti di Margot Robbie. La vera bomba però sta nelle parole, sicuri che non sono state cucite addosso al pazzo personaggio di Harley?
Un altro pezzo degno di nota all’interno di Suicide Squad è Sympathy for the Devil, The Rolling Stones.
Questa splendida canzone, opera di Mick Jagger & Keith Richards e fa parte dell’album Beggars Banquet del 1968 e, stando alle dichiarazioni dello stesso Jagger, trae spunto da un verso di Baudelaire, anche se sembra perlopiù far riferimento al romanzo dello scrittore russo Mikhail Bulgakov, Il maestro e Margherita.
Che la trasformazione abbia inizio… col rap di Eminem
Nel momento in cui i membri che andranno a costituire la temibile squadra del titolo vengono prelevati dai buchi remoti delle carceri nelle qual si trovano occorre informarli di ciò che andranno a fare e svestirli dalla divisa carceraria per conferirgli l’aspetto con il quale sono noti ai più. In una valigetta nera sono riposte le loro cose, non gli resta che cambiarsi d’abito!
Ad accompagnare questa scena – in cui, tra gli altri, Harley Quinn (Margot Robbie) riprende confidenza con i suoi vestitini e i suoi accessori, lasciando tutti senza fiato mentre si riveste – il rap spigoloso di Eminem. Le sue parole irrompono con Without Me, marcando i movimenti dei vari villain, che con sorpresa e molta allegria riafferrano i loro vestiti e i loro ‘giocattoli’.
Adesso Capitan Boomerang (Jai Courtney), El Diablo (Jay Hernandez), Killer Croc (Adewale Akinnuoye-Agbaje), Deadshot (Will Smith) sono pronti!
Il ritmo dei mondiali, ma con fucili e mazze da baseball
Lo sport ha molto da insegnare, anche a chi non lo pratica, non lo segue o lo mal sopporta. E se c’è uno sport che in assoluto ha il potere di unire e sottolineare l’importanza di fare gruppo quello è senza dubbio il calcio: davanti a un pallone bianco e nero tutti i problemi del mondo si annullano e l’unica cosa per cui vale la pena lottare diventa, almeno per 90 minuti, la vittoria della propria squadra che, si sa, non sempre è fatta di persone che si conoscono e che vanno d’amore e d’accordo.
Ecco dunque che per coinvolgere gli spettatori la pellicola targata DC non poteva rinunciare all’uso di Seven Nation Army, firmata The White Stripes. La riconoscete vero?
Il suono coinvolgente sbuca fuori durante la reale formazione della squadra, in cui Harley Quinn, Deadshot, Killer Croc, Captain Boomerang, El Diablo, Slipknot e il ‘bravo ragazzo’ Rick Flag (Joel Kinnaman) ma anche la taciturna e gelida Katana (Karen Fukuhara) si riuniscono, armati fino ai denti.
Heathens dei Twenty One Pilots è la degna conclusione di Suicide Squad
Allerta spoiler La Taske Force X ha finito la propria missione e, nonostante Amanda Waller abbia dimostrato di essere di gran lunga peggiore di tutti loro insieme, non hanno nessuna intenzione di lasciarli a piede libero e l’unica cosa che gli viene proposta è uno sconto di 10 anni sulla pena. Così ritroviamo i nostri supercriminali là dove li avevamo conosciuti all’inizio del film, solo con qualche accessorio in più in alcuni casi (come la macchina per l’espresso di Harley), in altri con la stessa ira e in ultima analisi un lieve velo di consapevolezza. A noi rimane però una certezza: non cambieranno mai!