The Void – genealogia di un progetto ambizioso che nasce dal basso
Tutto quello che avreste voluto sapere sul film* (*ma non avete mai osato chiedere)
The Void è un film complicato, di quelli che dividono pubblico e critica e lasciano lo spettatore interdetto. È un progetto ambizioso, folle, pieno di spunti notevoli che anche se non mantiene tutte le promesse ha tantissimi punti di forza, soprattutto nella sua gestazione produttiva.
L’idea che sta alla base di The Void nasce dalla passione comune dei suoi autori, Jeremy Gillespie e Steven Kostanski, per il cinema dell’orrore (quello vero e con la “O” maiuscola). Tra le ispirazioni reali, quelle che hanno contribuito alla realizzazione del film, ci sono autori come Lovecraft, grandi classici come Prince of Darkness (1987) ma anche film moderni come il nuovo Blair Witch (2016) e videogiochi survival horror come la saga di Silent Hill.
The Void non nasce come un’operazione “Nostalgia”, ma vuole farsi manifesto di un ritorno al cinema artigianale di un tempo, per mezzo di effetti visivi materiali e non digitali
L’omaggio al cinema horror anni Ottanta, tuttavia, appare più come una scelta casuale, una sorta di rimando forzato proposto dallo spettatore: nell’intento iniziale di Gillespie e Kostanski, infatti, non c’è mai stata la volontà di realizzare un’operazione nostalgia, perché per loro gli effetti visivi artigianali non sono necessariamente collegati all’horror del passato. Tuttavia, anche se le intenzioni erano altre, il risultato è piuttosto evidente e la strizzata d’occhio al cinema horror anni Ottanta diventa pressochè inevitabile, in casi come questo.
Nostalgici o meno, tanto Kostanski quanto Gillespie sapevano che realizzare un progetto così ambizioso avrebbe richiesto un investimento economico importante. Ecco perché, a Marzo 2015, hanno realizzato una campagna di crowdfunding su Indiegogo. Inutile dire che la campagna ha avuto un successo incredibile, nonostante sia sempre difficile realizzare film di genere. Il motivo di tale successo? Secondo Kostanski (e in parte concordiamo con lui) è dovuto ad un obiettivo preciso: i fondi raccolti sarebbero serviti per realizzare gli effetti visivi. Niente pianificazioni a lungo termine, o spese gestionali di produzione, ma un unico grande – e nobile – fine.
Nonostante le indiscutibili pecche narrative, The Void è un film appassionato e frutto di un amore nei confronti del cinema e del cinema di genere, dote che non si vedeva da tanto in questo ambiente
Al di là della qualità del prodotto finale, la gestazione di The Void è un caso più unico che raro, all’interno del cinema di genere internazionale, e a Gillespie e Kostanski va dato certamente il merito di aver realizzato un film “col cuore”, come si suol dire, da veri appassionati del cinema di genere. L’universo creato da Jeremy e Steven con The Void è vasto, intricato, pieno di spunti e possibili declinazioni crossmediali: perfino un fumetto sarebbe possibile o, perché no, addirittura un videogioco (come quelli che ne hanno ispirato la realizzazione).
The Void parte da presupposti interessanti, ma si muove in direzioni piuttosto confusionarie: nel momento in cui il mostro appare sullo schermo, le sottotrame si dissolvono completamente per dare spazio a un finale grottesco e grossolano allo stesso tempo, ma è proprio quel mostro, forse, il punto di forza di questo film.
Il punto di forza di The Void sta nella sua debolezza: sono proprio i pupazzoni quasi amatoriali che, strizzando l’occhio al cinema di genere, trasformano questo film in un vero e proprio cult
Tanto Gillespie quanto Kostanski hanno un importante passato trascorso tra le file dei dipartimenti di Art & Make Up del cinema internazionale ed è stata proprio questa esperienza ad essere cruciale per loro, tanto da permettergli di realizzare, per The Void, dei pupazzoni “old style” in pieno stile retro, con evidenti rimandi all’estetica di Alien o La Cosa. Buona parte degli effetti è tutta “artigianale”, infatti, ed è lì che risiede la vera forza di questo film: nonostante la parte finale sia quella narrativamente più debole, l’esplosione degli effetti visivi ha trasformato The Void in un vero e proprio gioiello per appassionati e nostalgici.
Kostanski e Gillespie provengono da quel tipo di cinema, fatto di progettazioni e lavori manuali, e si discostano dalla visione moderna dell’horror, che vede un regista o produttore favorire gli interventi di CGI soprattutto per questioni di tempo e soldi. I registi di The Void sono genuini e appassionati e mossi dalla voglia di fare IL cinema, senza improvvisazioni, senza mezze misure e a loro va il merito indiscusso di aver realizzato un progetto appassionato, anche se imperfetto, gettando delle solide basi per un futuro film più maturo del precedente.