Un’estate da cinema italiano, tra film e libri

Con l’arrivo della bella stagione le sale cinematografiche inevitabilmente si svuoteranno e già diversi titoli previsti in uscita nelle prossime settimane sono stati posticipati all’autunno. Come si fa a rinunciare al cinema d’estate? Ci sono film e libri a cui non si può fare a meno, neanche in vacanza. Da non perdere sono sicuramente le tante arene e manifestazioni estive e tra queste, a Roma, il Festival di Trastevere organizzato dai Ragazzi del Cinema America. Un cartellone ricco di film, anche d’animazione per i più piccoli, che ripercorre il cinema tra ieri e oggi, e non rinuncia a incontri e dibattiti con personaggi importanti, se non fondamentali della cinematografia italiana degli ultimi venti/trent’anni.

Breve guida per portare il cinema tricolore in vacanza

“A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e attraversare la strada, per diventare come matte, e tutto era bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che succedesse qualcosa, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, o magari venisse giorno all’improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare fino ai prati e fin dietro le colline”. Il cinema è un po’ così. Così meraviglioso come le parole di Cesare Pavese (da La bella estate). E la sua magia non si perde, neanche d’estate. Per la “serie” Un’estate da cinema, qualche consiglio su cosa non dimenticare in valigia, tra libri e dvd.

Cinque libri da portare sotto l’ombrellone:

  1. La corrispondenza di Giuseppe Tornatore. Di solito da un libro si pensa a un film, ma Tornatore si sa, ama stupire…. E quindi dal film ha tratto un libro. Poche pagine, quasi un breviario che parla di fisica e di amore. Due “discipline” accomunate da alchimia e concretezza, che sul grande schermo hanno il volto di Jeremy Irons e Olga Kurylenko. Quando l’età, la tecnologia e una “doppia” vita permettono la felicità?
  1. Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek. Un regista italiano per adozione, e amatissimo. Un libro di qualche anno fa, da rileggere per rinfrescare una storia che molto presto vedremo sul grande schermo. Un film tanto atteso, il primo che il regista di Istanbul realizza interamente nel luogo in cui è nato e cresciuto. Un libro fatto di ricordi familiari e d’infanzia, personali. E anche il racconto del primo amore, quello proibito, struggente e perduto.
  1. Io non ho paura di Nicolò Ammaniti. In sala nel 2003 l’adattamento del romanzo per la regia di Gabriele Salvatores. Una storia di paura e amicizia, ambientata in un piccolo paese della campagna pugliese. Michele entra in una casa abbandonata, e scopre un buco nascosto nel terreno. Gli sembra di vedere dall’alto un corpo sotto un lenzuolo. Scopre che in quel buco è nascosto Filippo, un bambino rapito…
  1. Fai bei sogni di Massimo Gramellini. Il giornalista di La Stampa e “braccio destro” di Fabio Fazio per Che tempo che fa, ha conquistato proprio tutti con questo libro, molto autobiografico. La storia di Massimo, un giornalista che perde la mamma da bambino e trascorre tutta la vita legato a questa figura, quasi mitologica, presente quotidianamente anche se non fisicamente. La vendita della casa di infanzia, luogo dell’amore e dei ricordi metteranno Massimo a dura prova. Dal libro di Gramellini, il regista Marco Bellocchio ha tratto il suo ultimo film, presentato al Festival di Cannes 2016, nella sezione Un Certain Regard, e uscirà nelle sale cinematografiche italiane in autunno.
  1. Il nome della rosa di Umberto Eco. Il romanzo che ha reso il “nostro” Eco una vera celebrità letteraria in tutto il mondo. Un libro che molti docenti hanno imposto ai propri studenti, per l’eccellenza della sintassi, la minuziosità delle descrizioni, la capacità di prendere il lettore e accompagnarlo nelle segrete e nei corridoi dell’abbazia, tracciando un percorso medievale culturale e antropologico che non trova eguali in nessun manuale di storia. A portare sul grande schermo Il nome della rosa è il grandissimo Jean Jacques Annaud nel 1986.

sordi

Cinque dvd da mettere in valigia, qualunque sia la destinazione:

  1. Dove vai in vacanza? di Alberto Sordi, Luciano Salce e Mauro Bolognini. Una regia collettiva del 1978 a dir poco esilarante, divisa in tre episodi con tra i protagonisti Ugo Tognazzi e Stefania Sandrelli per Sarò tutta per te, Paolo Villaggio e Annamaria Rizzoli per Sì buana, Alberto Sordi e Anna Longhi per Le vacanze intelligenti. Tre coppie fa farebbe piacere avere come vicini di ombrellone, e a Ostia e su un’isola deserta.
  1. Sole a catinelle di Gennaro Nunziante. “Checco Zalone”, un soprannome una garanzia… per il box office. All’anagrafe Luca Medici, in squadra con Nunziante e Valsecchi, da anni si è “imposto” con la sua ironica comicità nelle sale cinematografiche di tutto il paese. Non tanto acclamato per la bravura, quanto per i giusti “luoghi comuni”. Al cinema ridere si può e fa anche bene!
  1. Ovosodo di Paolo Virzì. Il regista italiano forse più amato e melanconico dell’ultimo decennio. Un film da “amore a prima vista”. Sceneggiato insieme a Francesco Bruni e Furio Scarpelli, è un racconto che si pone a metà tra adolescenza e vita adulta. Il protagonista è Piero che, rimasto orfano della madre da bambino, è costretto a diventare grande molto presto. La sua è una vita destinata alla disillusione, come fosse un nuovo Jack Frusciante.
  1. Romanzo criminale di Michele Placido. Forse la sua migliore regia, con protagonisti i quattro belli, bravi e tenebrosi del cinema italiano: Stefano Accorsi, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria, Pierfrancesco Favino. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo, e ha sicuramente segnato un cambio di rotta e di “genere” in Italia. Una strada che oggi vede il trionfo del film e la serie Gomorra.
  1. Il gattopardo di Luchino Visconti. La decadenza della nobiltà siciliana scritta e descritta da Tomasi di Lampedusa, rivive sullo schermo come ricordi del passato e rassegnazione del presente. Il realismo storico e letterario, tanto caro a Visconti, regala immagini e linguaggi ricercati, in un affresco senza tempo in cui non manca di certo la poesia. Contaminato da Proust e Verga, nel film si trova una delle scene più famose della cinematografia italiana: il ballo.