Ammore e malavita: le canzoni del film dei Manetti Bros.
Ammore e malavita si compone come una partitura musicale che tocca tutte le sfumature dell'animo umano e della musica stessa.
Un boss della camorra sopravvive a un attentato e decide poi di cambiare vita grazie all’aiuto di sua moglie, per fare ciò si finge morto; sembra una storia nera, oscura, drammatica, lo è in parte ma la si metta nelle mani dei talentuosi e coraggios Manetti Bros. e ciò che ne esce fuori è qualcosa di diverso. Tra bossoli volanti, pistole sempre calde, voglia di vendetta e speranza di salvarsi, Ammore e malavita vive di musica, quella intonata dai suoi protagonisti; si può immaginare un boss che mentre ordisce trame canta? Loro lo hanno fatto. Si può immaginare il suo “giuda”, Ciro, aprire la bocca non solo o meglio non tanto per parlare di sangue ma per cantarlo? Difficile ma loro lo hanno pensato. Ammore e malavita si compone come una partitura musicale che tocca tutte le sfumature dell’animo umano e della musica stessa, come una lunga canzone che forma e dà senso al film stesso.
Ammore e malavita: un poliziottesco che suona come una sceneggiata
Ammore e malavita è un poliziottesco partenopeo che si fa musical, una sinfonia fatta di immagini e suoni di cui lo spettatore prima si stupisce e poi ne resta affascinato. Il film si fa sceneggiata napoletana, disco music anni ’70, funky sfrenato e musica più moderna e di conseguenza diventa classica pellicola italiana d’azione anni ’70, a tratti citazione del cinema di John Woo (di cui i registi sono grandi fan), e ancora si scioglie nelle struggenti ed esagerate lacrime alla Merola. Tutto questo funziona grazie ai due compositori genovesi Pivio e Aldo De Scalzi – conosciuti già per le soundtracks di Song’ e Napule e della serie Rai, L’Ispettore Coliandro, di cui i Manetti sono i registi in entrambi i casi – che hanno scritto la colonna sonora perfettamente unita alle immagini fantasmagoriche dei Manetti e alle canzoni di Nelson (Alessandro Nelson Garofalo). Ciò che ci si trova davanti è una narrazione fatta di queste parole in musica e delle performance dei suoi attori che parlano, si muovono e cantano quell’Italia partenopea (una Napoli che permea e invade ogni cosa, anche quando si parte Napoli resta centro di tutto; si intona infatti Nun è Napule). Il risultato? Un intero che funziona in tutte le sue parti.
Ammore e malavita: 15 canzoni che portano lo spettatore in una fucina di colori e suoni
Tra 15 canzoni di Ammore e malavita 13 sono in dialetto napoletano, due in inglese, questo mix porta lo spettatore in una fucina di colori, suoni e situazioni: si va da Al mio funerale – un po’ funky, un po’ melodramma, un po’ alla John Barry di 007 – con Carlo Buccirosso, incarnazione perfetta del boss spaventato che tenta tutto e per tutto per salvarsi alla Scampia Disco Dance, ritmo ballabile e frenetico, passando per La canzone della serva, un po’ rock, un po’ metallara con una strepitosa Claudia Gerini che è a capo di un con coro femminile esagerato e divertente.
Si canta però anche quell’universo governato dal danaro e dalla brama di potere, per cui si muore, si uccide, si viene uccisi, si inscena: ‘O contrabbandiere, ad esempio, che mescola la sceneggiata napoletana ad sound frizzante ed enfatico, Guaglione ‘e malavita che è un rap psichedelico con le voci smargiasse di Giampaolo Morelli, Franco Ricciardi e Raiz.
La canzone centrale di Ammore e malavita che si è meritata il David di Donatello per la migliore colonna sonora è Bang Bang che è interpretata da Serena Rossi, Franco Ricciardi e Giampaolo Morelli.
Come fossero proiettili
Tu schivi i sentimenti
Ogni sparo ha un suo destino
Porta scritto il nostro nome
Mentre ‘o cielo cade a piezz’ e
Sembra che stiamo alla fine
Ma chiagnenno ti rialzi
Truove forza dint’ all’ ammore
E fai riturna’ stu sole
E fai riturna’ stu sole
Qui c’è tutta la fatica del vivere in un certo mondo, che sa essere spietato e brutale e a cui la giovane donna non è abituata. Tutti i proiettili che volano devono finire per Fatima e infonde questo sentire anche in Ciro, l’unica cosa che può fermare quel “volo” è l’amore (non solo quello tra Fatima e Ciro, ma anche quello di una moglie nei confronti del marito o di un padre nei confronti della figlia) che diventa forza per vivere e sopravvivere (non a caso Ciro e Fatima si allontanano dal loro dolce inferno).
Ammore e malavita: non solo canzoni che raccontano il crimine
Il tema centrale non è tanto, o non solo, la malavita (che è sì presente nel film ma che è accessorio di una terra piena di sole) ma l’amore, primo fra tutti ma non unico, quello tra Fatima (Serena Rossi) e Ciro (Giampaolo Morelli).
La canzone L’ammore overo, che suona come What a feeling (di Giorgio Moroder, Keith Forsey e Irene Cara), è forse quella che maggiormente caratterizza il sentimento dei due, cantori dell’amore mai sopito (li vediamo bambini nei ricordi e poi adulti nella realtà). La scena si sviluppa su due piani temporali: si incontrano per caso Fatima e Ciro ma si conoscevano già da bambini e quindi si gioca proprio con il passato e il presente. Sembra di essere sul set di un videoclip: le luci si accendono come in una discoteca ma in realtà ci si trova nel corridoio di un ospedale, non c’è Jennifer Beals che balla ma un ragazzo sovrappeso, attaccato alla flebo. Si canta l’amore che strappa i capelli, che porta alle lacrime, eppure si sorride perché i Manetti non si prendono mai sul serio, anzi.
C’è anche l’amore diverso, ma ugualmente forte, tra Donna Maria (Claudia Gerini) e Don Vincenzo Strozzalone (Carlo Buccirosso) che duettano, provocando il riso, in Ammore e lusso. La canzone si concentra e funziona proprio grazie alle capacità dei due attori che strizzano l’occhio alla tradizione della migliore commedia, anche se in questo caso in musica.
Ammore e malavita è pensato per diventare una sorta di Grease italiano, in cui riecheggiano molti dei grandi successi del cinema contemporaneo, un po’ La La Land un po’ Song’ e Napule, in cui c’è tutto il desiderio di portare qualcosa di nuovo nella nostra cinematografia e di lavorare sul film di genere, cosa per noi insolita. Il film è una pellicola interessante che può colpire un certo tipo di spettatore; è innegabile che questo sia un buon prodotto in cui è la musica a fare la parte del leone, motore della storia, scritta pensando di realizzare qualcosa che potesse vivere anche al di fuori del contesto cinematografico.