Blue Jasmine: la spiegazione del finale del film di Woody Allen con Cate Blanchett
Un finale intenso e difficile: il sogno di una vita perfetta può trasformarsi in un incubo senza via di uscita
Cate Blanchett è la protagonista di Blue Jasmine (leggi la nostra recensione), il film del 2013 firmato da Woody Allen, per il quale l’attrice statunitense si è aggiudicata il Premio Oscar come Miglior attrice protagonista. Riconoscimento quest’ultimo indubbiamente meritato grazie ad un’interpretazione eccellente, a tratti ipnotica, che raggiunge il suo apice nel finale inaspettato del film.
Blue Jasmine: una commedia drammatica con un finale inatteso quanto significativo
Blue Jasmine, che potrebbe essere definito un dramma travestito da commedia o viceversa, ripercorre la vita di Jeanette “Jasmine” Francis (Cate Blanchett), un’affascinante donna che dopo aver vissuto nella ricchezza più accecante, ha perso tutto a causa del fallimento finanziario del marito Hal (Alec Baldwin), morto suicida, dopo essere finito in carcere in seguito alle numerose truffe compiute. Dopo un forte esaurimento nervoso, Jasmine viene ospitata da sua sorella, Ginger (Sally Hawkins), di cui però disprezza lo status economico e sociale.
Questo nuova condizione di vita diventa infatti ogni giorno più insopportabile per la protagonista, la quale, tra una crisi di nervi e l’altra, cerca di trovare una via di fuga attraverso la conoscenza di un uomo ricco e apparentemente gentile. Tuttavia anche questo progetto di vita si rivelerà essere un nuovo castello di sabbia e Jasmine sarà costretta a vederlo irrimediabilmente crollare davanti il suo sguardo impotente.
Blue Moon: la canzone che accompagna il finale di Blue Jasmine diventa metafora dell’illusione di un mondo inventato
Rimasta di nuovo sola e incapace di apprezzare l’affetto autentico della sorella, in quanto fin troppo abituata a giudicare il valore delle persone in virtù del loro successo e della loro ricchezza, nel finale del film Jasmine lascia la casa della sorella in un evidente stato di shock e parlando da sola si siede sulla panchina di un parco. In sottofondo si sentono le note di Blue Moon, la canzone del primo incontro tra Hal e Jasmine che ritorna, come una costante, più volte nel corso del film. Quest’ultimo si chiude con una ripresa finale di grande effetto, tanto inaspettata quanto significativa: Jasmine, quasi in lacrime e con i capelli bagnati, ormai priva di ogni forma di razionalità, pronuncia le ultime parole del film:
Blue Moon…una volta conoscevo le parole, le parole, ora sono sottosopra.
Si tratta di un finale pieno di non detti, capace di suscitare il riso e allo stesso tempo un innegabile istinto di malinconia nello spettatore, come è proprio del modo, personalissimo di Woody Allen, di raccontare i paradossi degli uomini e le loro fragilità. In fondo Jasmine appare in questo finale una vittima delle sue stesse fragilità e della sua incapacità di guardare in faccia la verità, rispetto alla quale preferisce costruirsi un mondo parallelo, che puntualmente però finisce per crollare, portandola con sé nel baratro.
Un finale ambiguo e insieme chiarissimo: non si può fuggire per sempre dalla realtà
Non a caso la sorella Ginger, meno economicamente fortunata di lei, ma in grado di riconoscere ed apprezzare il buono che la vita ha da offrire, la descrive in questo modo:
Quando Jasmine non vuole sapere qualcosa ha l’abitudine di guardare dall’altra parte.
E a forza di “guardare dall’altra parte” Jasmine ha perso la capacità di guardare la realtà, dimenticando però anche di apprezzarne le possibilità offerte, come l’amore della sorella, un lavoro onesto e la possibilità di ricominciare da capo.
In definitiva il mondo di Jasmine non era altro che il frutto della sua fantasia. In esso ogni cosa era costruita su misura, persino il suo nome, “Jasmine”, era stato inventato da lei. Ma la realtà, per quanto difficile sia, non può essere nascosta per sempre, così come non ci si può rifugiare a vita in un sogno: il rischio che si trasformi in un incubo è dietro l’angolo.