Die Hard – Un Buon Giorno per Morire: recensione del film con Bruce Willis
Die Hard – Un Buon Giorno per Morire (diretto da John Moore) è l’ultimo film della saga con protagonista Bruce Willis nei panni del poliziotto John McClean.
A venticinque anni di distanza dal primo film della saga, John McClean è costretto ad andare in Russia per tirare fuori di prigione suo figlio Jack, arrestato con l’accusa di omicidio. Il protagonista scopre, però, che l’arresto di suo figlio è tutta una messa in scena della CIA (per la quale il figlio lavora). John McClean si ritrova quindi nel posto sbagliato nel momento sbagliato e, insieme a suo figlio, cercherà di sventare un possibile attacco terroristico.
Die Hard – Un Buon Giorno per Morire: un film che intrattiene e diverte
Die Hard è un film che regala molti momenti divertenti, associati anche a momenti di pura azione. Il film non si perde in giri di parole inutili, ma ci mostra subito qual è il suo intento: azione, sparatorie e battute divertenti.
La prima parte del film infatti è molto ricca di scene in cui il caos la fa da padrone: auto che si rincorrono, saltano in aria e si ribaltano, pistole le cui pallottole si consumano nel giro di pochi secondi e personaggi pieni di sangue già dopo i primi minuti. La seconda parte è invece apparentemente più tranquilla, solo perché i protagonisti si (e ci) preparano al duello finale, che riprende il disordine a cui abbiamo assistito nella prima parte.
Die Hard – Un Buon Giorno per Morire: un Bruce Willis affaticato in quest’ultimo capitolo della saga
A differenza dei primi film, in cui Bruce Willis era molto più in forma, ora ha bisogno di una spalla su cui contare: suo figlio Jack (interpretato da Jai Courtney), un giovane uomo della CIA che odia suo padre, ma costretto ad affrontare questa situazione con lui.
A fare il lavoro difficile è, quindi, il giovane McClean, quello più anziano, invece, punta sul divertimento. John McClean, infatti, viene ricordato per le sue battute divertenti, mentre si lamenta, tra un omicidio a l’altro, del fatto di essere in quel paese solo per una vacanza e per rinsaldare il rapporto col figlio.
Die Hard – Un Buon Giorno per Morire: un buon film, ma con una sceneggiatura debole
Nonostante Die Hard intrattenga e mantenga viva l’attenzione del pubblico, non vuol dire che non sia ricco di difetti. Primo tra tutti la debole sceneggiatura, scritta da Skip Woods: poco fluida e con troppi buchi che creano molte domande e pochissime risposte.
Il lavoro di coppia, tra l’altro, non ha giovato a nessuno dei due personaggi, creando così solo un inutile pretesto per futuri film con una nuova generazione di McClean. Un padre assente, che per tutta la vita ha solo lavorato, e un figlio che lo odia per questo motivo. Un rapporto costretto a consolidarsi durante la lotta tra la vita e la morte. Tutti elementi visti in film precedenti, che non presentano nulla di nuovo, facendo già intuire il modo in cui la relazione tra i due potrebbe evolversi.
Il quinto capitolo di Die Hard, nonostante le lacune, rimane un film godibile, anche se di certo non è il migliore della saga.