Into the wild – Nelle terre selvagge: storia vera del film di Sean Penn
Un viaggio nelle sconfinate terre dell'Alaska. È questa l'avventura di Christopher McCandless, poi Alexander Supertramp, raccontata nel film di Sean Penn.
Into the wild – Nelle terre selvagge (qui la nostra recensione) è un film del 2007 scritto, diretto e prodotto da Sean Penn basato sul libro del 1996 di Jon Krakauer dal titolo Nelle terre estreme.
Into the wild – Nelle terre selvagge: la storia vera su cui è basato il film diretto e prodotto da Sean Penn nel 2007
Sia il libro che il film raccontano la vera storia di Christopher McCandless, giovane proveniente dalla Virginia Occidentale che subito dopo la laurea in scienze sociali abbandona la famiglia e intraprende un lungo viaggio di due anni attraverso gli Stati Uniti, fino a raggiungere le terre sconfinate dell’Alaska.
Durante il suo viaggio decide di adottare lo pseudonimo di Alexander Supertramp per poi dirigersi verso terre sconosciute con la consapevolezza e l’inquietudine di chi vuole sfuggire da una società in cui si sente ingabbiato per esplorare qualcosa di nuovo che gli possa permettere di conoscere prima di tutto se stesso.
La vera storia da cui è tratto il libro e poi il film è da brividi, con aspetti strazianti.
Christopher/Alexander infatti è morto di stenti ad appena 24 anni, dopo un lunghissimo periodo di isolamento tra i boschi dell’Alaska. Senza alcuna volontà o pretesa di giudizio nei confronti di questa vicenda, è anche curioso notare come il film di Penn abbia avuto dei problemi già in fase di preproduzione, oltre che per le oggettive difficoltà tecniche incontrate dal regista, anche per la titubanza avuta dalla famiglia di McCandless nel voler trasportare la storia del figlio sul grande schermo.
Sean Penn, come possiamo constatare con l’uscita e il buon successo del film Into the wild – Nelle terre selvagge, l’ha avuta vinta donandoci un film estremamente sincero e onestamente non imbrigliato in nessun discorso politico e sociale nei confronti della vicenda.
La vicenda di Christopher McCandless ha incuriosito chiunque si sia approcciato al libro o al film, innestando dubbi o perplessità su una scelta così estrema, radicale, assurda e, infine, letale. A chiarire in parte la questione c’ha pensato la sorella di McCandless, Carine, che nel 2005 ha pubblicato il libro Into the Wild Truth per raccontare alcuni punti della questione che rischiavano di rendere fraintendibile la storia del fratello.
Dietro la grandissima voglia di libertà e indipendenza di Christopher, secondo Carine, c’era una voglia prima di tutto di pace e serenità.
Un desiderio derivante dal fatto che, a entrambi i fratelli, era mancato moltissimo l’amore di un padre. La famiglia dei McCandless infatti era profondamente segnata dal fatto che il padre fosse praticamente bigamo e che la serenità domestica fosse del tutto inesistente, nonostante una florida situazione economica. Situazione che a Christopher non bastava e dalla quale, evidentemente, ha avuto bisogno di fuggire per rifugiarsi in ciò che lui realmente sentiva e desiderava per se stesso.
La ricerca della sua verità però non l’ha preservato da una morte triste e dolorosa, giunta di stenti o – secondo tesi più recenti – da avvelenamento da neurotossina ODAP, una sostanza presente in alcuni semi di piante di cui si era nutrito che lo avrebbe lentamente paralizzato.
La storia di Christopher, incomprensibile e forse anche per questo bellissima, rimane immortalata nei libri scritti su di lui, nel documentario di Ron Lamothe dal titolo The Call of the Wild e – soprattutto – poeticamente nel film Into the Wild – Nelle terre selvagge di Sean Penn riuscendo in parte a restituirci la complessità di una vicenda umana profondamente drammatica e definitivamente sospesa.