Loro 1 – recensione del film di Paolo Sorrentino
La recensione di Loro 1, la prima parte del nuovo film di Paolo Sorrentino sulla figura di Silvio Berlusconi. Un ritratto decadente e coitocentrico di un'Italia la cui unica luce sono le tenebre del lusso dell'arrivismo sfrenato
Nell’accezione comune si identifica di solito con la parola Loro una cerchia indefinita di persone o personaggi che compongono un determinato gruppo. Usualmente chi indica con “Loro” non si vede rappresentato in un gruppo, una cerchia, ma rimane in disparte, magari compiaciuto nel vedere come una indeterminata categoria sociale riesce ad essere più o meno al passo con i tempi. Loro indica un plurale, una pluralità di situazioni, un insieme variegato di esseri che puntano più o meno alla singolarità. Di fatti siccome Loro può essere dispersivo, indefinito e quanto meno vago, ogni personalità che si rispetti in un gruppo cerca di ergersi e di svettare dalla pluralità. Lui è la realizzazione di una vita, un sogno, uno status quasi catartico al quale solo poche persone riescono quantomeno ad ambire.
Loro 1 di Paolo Sorrentino, simbolica rappresentazione della disperazione del nostro tempo, cerca di esplicitare i vizi e le virtù della società contemporanea in un magnificente quadro pagano, dove una “cerchia” di anime dannate cerca disperatamente l’illuminazione divina, un inferno dantesco in piena regola dove i vizi muovono la vera virtù di ogni spirito.
Loro 1 – un coagulo di vizi e virtù nel film di Paolo Sorrentino
In una società così cinica e disperata non c’è spazio per le anime candide. Quando la posta in gioco diventa alta ogni Loro è disposto a passare oltre qualsiasi barlume di morale. Ecco che allora ogni donna diventa vittima e carnefice, ogni uomo un amorale membro di un indeterminato rango sociale. In una società dominata dall’interesse però la vera assenza di luce è solamente una distorsione prospettica. La domanda che ripetutamente ci si potrebbe porre nel film è: è davvero mai esistito un tempo morale, un’epoca nella quale l’assenza di vizi e una vita pacata dominavano la terra? Probabilmente no.
Dunque, alla luce della vera relatività prospettica della realtà, il senso morale potrebbe essere anche quello di ogni giorno. Ogni uomo ha un prezzo, ma nello stesso tempo nessuno vuole essere comprato. Su questa clamorosa negazione gioca abilmente Sorrentino, sostenuto da un cast che più che essere lineare si diverte e ruotare (come una bolgia dantesca) intorno alla vera figura cardine del film: Silvio Berlusconi.
Ogni uomo, ogni donna è attratto da questo essere dalle parvenze divine. Le donne sono ammaliate dal suo fare, gli uomini sono affascinati dal suo carisma (c’è addirittura chi vede in lui una figura cristologica, chi ha erezioni al solo nominarlo), insomma un personaggio che genera sensi idolatri negli altri.
Nella prima parte del film (la seconda arriverà al cinema il 10 maggio) Sorrentino si concentra sul mondo che ruota intorno a Berlusconi, una cerchia infernale composta da donne disposte a tutto pur di fare carriera, uomini arrivisti, incapaci, ignoranti ma sempre pronti a far valere le proprie ragioni. In questo panorama così scosceso, proteso verso una catabasi morale, si rivela la figura di Berlusconi, personaggio dal fare guascone, ambiguo ma terribilmente affascinante. Le anime dannate ruotano intorno a Berlusconi in attesa di essere viste, scrutate, salvate. I party selvaggi in Sardegna, le feste smodate piene di droga, alcol e sesso sono solo un grido di “Loro” in attesa di essere visti da “Lui”.
La macchina da presa di Sorrentino scorre dapprima rapidamente, quasi in maniera furtiva sui volti e i corpi nudi per poi diventare lenta, quasi compassata nel momento dell’entrata in scena di Berlusconi come se il mondo fosse ipoteticamente spaccato in due correnti temporali contrapposte. Le vite fugaci e volatili di chi dà tutto per arrivare a un punto e invece l’età lenta, compassata di chi ha tutto, di chi riflette su cosa non possa appartenere a questa categoria.
Loro 1 insegna che ogni uomo ha un prezzo
In questo panorama così controverso c’è tuttavia Veronica Lario, donna triste, avvilita e continuamente ammaliata da Silvio che con il suo fare giullaresco cerca di sorprenderla in ogni modo. Toni Servillo domina la scena con il suo estro giocoso a tratti goliardico, rappresentando la figura più ambigua nella storia d’Italia (l’ambiguità sembra attirare molto il regista vista la precedente esperienza con Il Divo).
Il lusso e la decadenza de La Grande Bellezza tornano in scena con un trionfo coitocentrico di corpi nudi, di piaceri mondani e di una società senza morale. In questo contesto Berlusconi se la ride, pensando a cosa potrebbe raccontare un domani a suo nipote, a cosa sarebbe l’Italia senza di lui sulla scena politica. Tra una canzone e una dedica romantica Lui agisce, sinuoso, libero e senza alcun rimorso.
Sorrentino racconta la decadente e scapigliata società italiana, dove la contraddizione vige sovrana. Un’epoca in cui la miglior luce di ognuno di noi è l’ombra.