Tonya: la storia vera della pattinatrice Tonya Harding
Scopriamo la vera storia di Tonya Harding, la pattinatrice che per prima eseguì un triplo axel.
Tonya (di cui potete leggere qui la recensione del film) è stato uno dei titoli sorpresa della stagione cinematografica 2017, presentato in anteprima mondiale al Toronto Film Festival e protagonista anche della Festa del Cinema di Roma, dove ha conquistato il pubblico con uno scroscio di applausi degno di una medaglia. Diretto dall’australiano Craig Gillespie (Lars e una ragazza tutta sua, 2007 e Fright Night – Il vampiro della porta accanto, 2011) e interpretato magistralmente da Margot Robbie (The Wolf of Wall Street, 2013, Suicide Squad, 2016), Sebastian Stan e Allison Janney (a cui è valso l’Oscar come Miglior attrice non protagonista), la pellicola si basa sulla sceneggiatura di Steven Rogers che, ispirato da un documentario su Tonya Harding trasmesso dal canale tv 30 for 30, volò a Portland per intervistare Tonya e il suo ex marito Jeff Gillooly; il risultato fu una sceneggiatura iscritta al numero uno della black list e della hit list del 2016.
Tonya: il ritratto di Tonya Harding tra mito e realtà nel film con Margot Robbie
Ogni storia, privata o pubblica, acclamata o segreta, è caratterizzata da una realtà storica, una precisa versione dei fatti, l’anelata verità che ogni curioso o spettatore pretende di conoscere e di dare per assodata; ma, d’altro canto, è proprio l’ineluttabile dubbio sul corso degli eventi che regala a ogni storia un alone di mistero e un elisir di vita eterna. Proprio come nella trama di un film, sono i protagonisti, con i loro occhi e il proprio punto di vista, a raccontare la loro storia, come l’hanno vissuta e le relative conseguenze.
Tratto da interviste assolutamente vere, totalmente contraddittorie e prive di qualsiasi ironia con Tonya Harding e Jeff Gilloly
È questo l’incipit di Tonya, un inizio che è la chiave della storia stessa: due versioni contraddittorie, due punti di vista su una vita condivisa così diversi e proprio per questo così autentici. La vera protagonista però è Tonya Harding, nata a Portland il 12 Novembre 1970.
Tonya: il sogno americano sui pattini
Tonya Harding nacque a Portland, in Oregon, il 12 Novembre 1970; crebbe con sua madre Lavona, fumatrice accanita e cameriera in una tavola calda, in condizioni al limite del modesto e con una difficile situazione familiare. Il padre venne cacciato di casa dalla madre (che collezionò ben 6 matrimoni nella sua vita, di cui l’ultimo con un pappagallo impertinente, come si può vedere anche nel film!) quando Tonya era ancora una bambina, perdendo così il suo unico punto di riferimento in termini affettivi.
Lavona la spronò fin da piccola a pattinare, passione che Tonya coltivava di sua spontanea volontà, iscrivendola con l’allenatrice Diane Rawlinson; cresciuta a pattini e soprusi da parte di una madre autoritaria e totalmente anaffettiva, Tonya dovette confrontarsi con la durezza e il bigottismo dell’ambiente del pattinaggio su ghiaccio, i cui giudici pretendevano un modello di eleganza e di presentazione ben lontano dalle sue abitudini di vita, costretta ad alternare il lavoro agli allenamenti, a ingoiare gli insulti e i maltrattamenti della madre e a cucirsi i costumi da sola, cercando di non sminuire agli occhi delle colleghe.
Tonya Harding fu la prima a eseguire il triplo axel
Il sogno americano di una vita migliore, della possibilità concreta di chiunque si impegni a raggiungere i propri obiettivi, arrivò per Tonya nel 1991, l’anno migliore della sua carriera: fu la prima atleta statunitense a eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale, vincendo il titolo nazionale e aggiudicandosi, finalmente, il favore dei giudici. È interessante vedere come per Tonya sia stato così arduo ricevere la giusta attenzione per il proprio talento: ha dovuto fare qualcosa di straordinario (fu la seconda donna al mondo a realizzare quel salto e in totale sono state solo 6 le donne in grado di eseguirlo) per essere trattata al pari delle altre. Al contrario è bastato un attimo, il famoso incidente per cui è nota al grande pubblico, a scaraventarla non solo già dal podio ma anche fuori dal mondo del pattinaggio artistico su ghiaccio, per sempre.
La vera storia di Tonya Harding: l’aggressione di Nancy Kerrigan e l’America che non perdona
In un frame dell’intervista a Tonya Harding, ella afferma che mentre per Nancy Kerrigan l’aggressione fu un episodio isolato, per lei era pane quotidiano. Nel film si vede come sia da parte della madre, sia da parte dell’ex marito Jeff Gilloly (che nega con fermezza queste accuse), Tonya abbia subito molestie continue, senza che nessuno sia mai intervenuto, nonostante il fondotinta riuscisse a nascondere a malapena i lividi sul viso della pattinatrice. Ma l’eco mediatica scatenata dall’attacco a Nancy Kerrigan ha portato a demonizzare Tonya agli occhi dell’opinione pubblica, senza mai considerare non tanto la sua versione, quanto le sue condizioni di vita e di educazione.
Lasciando da parte risvolti ed esiti giudiziari che hanno sentenziato un verdetto che non si vuole mettere in discussione, quello che salta agli occhi è l’ineluttabilità di un sistema e di una società che prima ti promette una possibilità di riscatto da una vita di miseria e poi, per uno sbaglio dettato dalle più surreali circostanze (ricordiamo che Tonya aveva solo 23 anni al momento dell’accaduto e si stava preparando per le Olimpiadi invernali di Lillehammer), ti sputa in un tritacarne mediatico da cui solo pochi riuscirebbero a uscire vivi. Ed è proprio qui che, con amarezza, non si può non ricordare un mito italiano la cui triste fine è ancora per molti un mistero pieno di dubbi e contraddizioni: il pirata Marco Pantani.
Tonya: un riscatto da biopic
Tonya fu protagonista anche di altri scandali nella sua vita dopo la squalifica: venne diffuso dall’ex marito un video hard girato con lei in camera da letto, evento che contribuì a bollare la sua reputazione in modo negativo; nel 1996 debuttò al cinema in un film di scarso successo commerciale e di critica, Breakaway di Sean Dash, mentre nel 2002 avviò una carriera nella boxe professionistica femminile.
Un lieto fine però, forse c’è: se dopo vent’anni Tonya Harding è tornata al centro delle scene, anche se solo per una stagione cinematografica, è merito dello sceneggiatore Steven Rogers che ha visto in quel viso emozionato, entusiasta e senza maschere di una giovane pattinatrice, la possibilità di riscatto mediatico per una donna che, oggi quarantasettenne, vive dov’è nata con il marito e il figlio, dividendosi fra vari lavori, ricordando il passato con un sorriso a volte amaro e a volte felice, conscia di non avere mai mollato, nonostante tutto.