Chiami il mio agente – stagione 3: recensione della serie TV francese
Recensione della stagione 3 di Chiami il mio agente, Dix Pour Cent, serie TV francese che ci porta nel mondo delle agenzie dello spettacolo e delle star del cinema.
Dix pour cent, in francese Dieci per cento, è il titolo originale di Chiami il mio agente, serie TV francese disponibile nelle sue tre stagioni su Netflix, nell’attesa della produzione della quarta e ultima stagione in arrivo nel 2020. Il titolo originale e il titolo tradotto in italiano, insieme, forniscono una perfetta sinossi dell’intera serie.
Cos’è il dieci per cento? Non una percentuale casuale, ma la ben nota percentuale degli agenti dello spettacolo, il dieci per cento sui contratti dei loro artisti assistiti, quindi più è importante il contratto, più è importante il loro guadagno. Il titolo in italiano, racconta tutto il resto.
Chiami il mio agente 3: la serie TV francese ricca di star del cinema internazionale
Chiami il mio agente, Dix pour cent, è una comedy francese che racconta la vita dell’agenzia di spettacolo Ask con sede a Parigi e dei suoi quattro agenti e soci, che si occupano delle più grandi star del cinema francese e internazionale. Se la trama e il suo soggetto destano già una certa attenzione per originalità, è sufficiente guardare il primo episodio per notare di trovarsi di fronte a un bellissimo prodotto seriale, calibrato, ben recitato, divertente e profondo.
Dai primi episodi è evidente che ci troviamo di fronte una maxi produzione, dal punto di vita di scelte di location, attori coinvolti e sceneggiatura, infatti dietro a ogni puntata ci sono importanti investimenti per rendere tutto possibile e anche il livello qualitativo è molto alto. La particolarità che rende ogni episodio unico e mai banale è la presenza di un attore o attrice di fama internazionale che interpreta se stesso e che da anche il titolo all’intero episodio. Incontriamo Fabrice Luchini, Juliette Binoche, Cecile De France, Isabelle Huppert, Jean Dujardin, Joey Starr, Beatrice Dalle e Monica Bellucci. Queste, solo alcune delle star che compaiono nella serie.
Vere e proprie icone del cinema internazionale che si prestano a interpretare storie e situazioni sorprendenti, comiche e anche autoironiche, come il caso di Monica Bellucci, alla ricerca di un uomo normale, che possa stare accanto a lei. O anche Jean Dujardin, che non riesce ad allontanarsi dal suo ultimo personaggio interpretato. Le star del cinema appaiono qui in tutta la loro bravura e professionalità, ma anche umanità, con piccoli problemi legati alla vita di tutti i giorni, che nel loro campo diventano mastodontici perché coinvolgono tanti soggetti, un vasto pubblico e ingenti somme di denaro.
C’è sicuramente una volontà di fondo di autocelebrazione del cinema francese, rappresentato qui come raffinato, sempre alla ricerca della contemporaneità, con attori e attrici di enorme talento e raffinatezza.
Chiami il mio agente 3: i quattro agenti, cavalieri senza armatura e veri protagonisti della serie
Se le star vanno a riempire i contenuti di ogni episodio, ciò che tiene le redini di tutto, orchestrando storie ed emozioni, sono i quattro agenti, assoluti protagonisti della scena. C’è Mathias fine e imperturbabile stratega, bravo nei contratti, bravo nelle trattative. C’è Arlette con esperienza di oltre trent’anni, sigaretta in bocca, talvolta qualche spinello, il cane sempre accanto e una vita totalmente dedicata al suo lavoro e i suoi attori. Poi ci sono i due più giovani, Gabriel tenero ed emotivo, ha a cuore gli interessi dei suoi attori e attrici andando anche oltre la percentuale economica, e Andrea, passionale, impulsiva, fino al punto di “sgridare” i suoi clienti pur di scuoterli e liberarli dai loro vizi, ama il cinema e ciò che è capace di creare per le persone.
Questo è quello per cui appaiono i personaggi nei primi episodi, ma poi continuando nella visione delle stagioni, tutto viene stravolto grazie alla loro perfetta caratterizzazione e complessità. Ci troviamo di fronte a evoluzioni, crescite e passi indietro di questi quattro agenti e dei loro rispettivi assistenti, che ci guidano all’interno di questo mondo permettendoci di capirlo meglio.
Sono persone che hanno dedicato la loro vita al lavoro, con circa 90 artisti a testa da assistere, non si fermano mai, cercano soluzioni, le propongono, si mettono continuamente il gioco. Non si tratta più del dieci per cento, come dice Andrea nel finale della prima stagione, loro sono dei putti che scoccano frecce e creano situazioni artistiche nuove. La loro vita privata è esigua e ritagliata attorno al tempo principale occupato dal lavoro o dalle chiamate notturne per emergenze. Ma è sufficiente per farci conoscere i personaggi principali e la loro evoluzione.
Vengono trattati temi sociali importanti in modo elegante e diverso dal solito, la paternità, la maternità, la donna nel mondo dello spettacolo e ciò che ha sempre dovuto subire, la famiglia, la conciliazione tra lavoro e vita privata. Tutto questo senza una obbligatoria morale al termine di ogni episodio, ma semplicemente raccontando storie e come queste possono impattare sulla vita anche dei protagonisti.
Chiami il mio agente: una terza stagione di svolta per trama e personaggi
Nella terza stagione, la più recente, si assiste a una vera e propria svolta di situazioni e personaggi. Il finale della seconda stagione, che ha visto tutti i protagonisti impegnati a Cannes accanto ad Andrea che assisteva Juliette Binoche, ha segnato tutti i protagonisti, portandoli a cambiare e rivedere le loro vite. Hicham, proprietario e socio al 60% di Ask continua a esercitare potere sulla compagnia soffocando gli altri agenti, senza pensare che il suo atteggiamento possa portare a un loro allontanamento. Andrea e Gabriel progettano di andarsene aprendo una loro agenzia, Mathias cerca di impedirlo facendo ciò che sa fare meglio, strategia, questa volta più rischiosa e allarmante del solito.
Una terza stagione che pone i protagonisti nell’inevitabile situazione di dover davvero affrontare se stessi, scegliendo, quindi, come voler essere. E così che assistiamo a dei cambiamenti, uno su tutti quello di Andrea, che acquisisce sempre più scena in questa terza stagione diventando quasi protagonista assoluta per complessità del personaggio e anche grande capacità dell’attrice protagonista di alternare intensità emotiva e isterica comicità.
La terza stagione regala anche un poetico e delicato finale, perfettamente in linea con lo stile dei finali delle precedenti stagioni. Ci sono sempre, infatti, i protagonisti ripresi a volgere lo sguardo verso il loro futuro, che si trovi nello skyline parigino, come nella prima stagione, o in quello di Cannes dopo una notte passata svegli a bordo piscina o quello della scritta luminosa ASK sul terrazzo dell’agenzia. Una scelta registica che si intreccia con la trama, con la profondità dei protagonisti e dona ulteriore poesia al racconto complessivo.
Nell’attesa della quarta stagione, Chiami il mio agente è una serie TV assolutamente da rivedere o recuperare, unica, difficilmente comparabile ad altri prodotti internazionali già esistenti, con una regia da comedy, ma una sceneggiatura tipicamente drama, dei passaggi che ricordano il realismo documentaristico e dialoghi da scena teatrale. Chiami il mio agente è un gioiello francese, che coinvolge, emoziona e ci porta in punta di piedi in un mondo complesso che si ama, ma non si conosce ancora profondamente.