Sex and the City 2 – recensione del film con Sarah Jessica Parker

La recensione di Sex and the City 2, il film con Sarah Jessica Parker in cui manca la forza rivoluzionaria delle quattro donne protagoniste

Sono tornate. Sono Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte, sono le quattro amiche neyworkesi più famose del mondo. Il successo di Sex and the City parte da lontano: sei stagioni televisive (tra il 1998 e il 2004), novantaquattro episodi, un lungometraggio pensato per il cinema. Michael Patrick King porta al cinema nel 2010 Sex and the City 2, raccontando la storia di quattro amiche, cresciute, ciascuna con le proprie famiglie o con la propria  indipendenza.

Sex and the City 2: le quattro ragazze ritornano in scena

cinematographe.it, Sex and the City 2

Due anni dopo aver coronato il sogno del matrimonio con Big, Carrie riflette sulla vita da donna sposata, non ci sono più flirt e paillettes, non c’è più la città e il sesso tout court. Ci sono invece altre cose: divano, schermi piatti, figli urlanti e la menopausa che si sta avvicinando. Carrie è cresciuta, non corre più sui tacchi in giro per la città perché ha un luogo e delle braccia da cui tornare ma all’inizio la donna non sembra contenta. Charlotte non trova un attimo per sé a causa delle due bambine, che tanto ha voluto assieme al marito, ed è per questo che non vuole lamentarsi della vita che conduce. Miranda non pensa ad altro che al lavoro. Samantha tenta di mantenersi sempre giovane seguendo scrupolosamente un programma a base di ormoni e creme in modo da rallentare il suo percorso verso la menopausa. Insomma le ragazze sono cresciute.

Sex and the City 2 vorrebbe rinverdire gli antichi fasti e lo fa inventandosi un viaggio negli Emirati Arabi in cui le ragazze si trovano di fronte alle loro paure, alle loro tensioni, ai grumi delle loro personalità. Non ha paura di essere esagerato, di riproporre se stesso e le proprie narrazioni. Il film sulle ennesime avventure di Carrie sulla carta può essere o un successo assicurato o una possibilità di sbagliare, di rompere qualcosa che ha una sua coerenza, una sua poetica e una sua grammatica. Non tutto funziona nel secondo capitolo del film sulle donne di New York, anzi: il percorso affrontato dai personaggi nel corso della loro storia sembra svanire di fronte alle gag spesso sopra le righe – ma si badi bene non si tratta di un giudizio morale, anzi, si tratta di un giudizio relativo alla scrittura –  che paradossalmente sbiadiscono le personalità delle quattro ragazze.

Sex and the City 2: senza città e con poco sesso

Cinematographe.it, Sex and the City 2

Lo dice già il titolo, la serie aveva come temi dominanti e “formativi”: la città e il sesso che in Sex and the City 2 perdono il centro. Carrie si lamenta perché lei e Big hanno perso lo “scintillio”, Charlotte, di fronte all’avvenente baby sitter delle bambine, è spaventata più dal perdere la tata che non il marito, Miranda è concentrata sul suo lavoro, solo Samantha continua a desiderare. New York qui è solo un luogo da cui partire e a cui tornare, è solo una concrezione luminosa di un’età passata, di glamour e ricordi ma niente più, è un miraggio, un teatrino che rappresenta una cultura, quella occidentale, e che si scontra con quella mussulmana banalmente chiusa, retrograda e sessista. Tra stanche e ingenue gag (Samantha che fa sapere a tutti gli uomini mussulmani che è attiva sessualmente, l’idea che sotto al velo integrale le mussulmane indossino gli abiti dell’ultima collezione) il film passa e, si badi bene, a tratti si sorride anche e ci si dice: “Oh, eccole qui” ma è vero anche che il tempo è trascorso e si sente a causa di una scrittura e di una direzione non sempre calibrate.

Sex and the City 2: la sessualità delle quattro ragazze

Cinematographe.it, Sex and the City 2

Uno dei punti forte della serie, che piaccia o non piaccia, era l’analisi della femminilità contemporanea, libera, indipendente, in alcuni momenti forse macchiettistica ma era forte: le quattro amiche avevano dei desideri, delle esigenze, ciascuna con le proprie peculiarità. Qui si perde e si trasforma in qualcosa di diverso. C’è in nuce qualcosa, la pallida immagine di qualcosa però sotto a quel qualcosa c’è poco: su Vogue la caricatura di Carrie con un cerotto sulla bocca nell’aspra critica del suo ultimo libro, il cenno del capo di Miranda che la invita/le ordina a tacere, il bigottismo con cui viene “ricevuta” l’immagine di Samantha, libera sessualmente e indipendente sono tutte facce di una stessa medaglia, di una società, di una cultura che vorrebbe imbavagliare e mettere in un angolo quello che Simone de Beauvoir chiama il secondo sesso. Miranda, Carrie, Samantha a Charlotte sono messe in modalità “mute” come le “sorelle” mussulmane, costrette ad alzare il velo per poter mangiare le patatine fritte. La riflessione sulla sessualità qui si riduce alle battute che possono essere divertenti ma sono snaturate perché vi manca il senso profondo del film stesso. L’emancipazione femminile passa per la sessualità attraverso cui ci si conosce e si trova il proprio posto.

Cinematographe.it, Sex and the City 2

Ciò che manca a Sex and the City 2 è proprio la forza rivoluzionaria di queste quattro donne: non si rompono schemi, non si cancellano banalità, anzi forse, a tratti, vengono costruite (il timore che la baby sitter rubi il marito di Charlotte), non si innalza un canto di libertà al massimo piccole urla per dire: “Siamo qui, guardateci”. Certo, lo si capisce bene, il film è stato fatto per motivi economici e per questo c’è un po’ di rimpianto perché chi ha tanto amato la serie si sarebbe aspettato qualcosa di più e qualcosa di meglio.

Sicuramente resta un piacere vedere al cinema le quattro ragazze, delle icone, delle amiche, ma c’è un po’ di amaro per quello che sarebbe potuto essere e invece non è.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.7