12 Monkeys: recensione
Ha debuttato il 16 gennaio 2015 negli Usa riscuotendo un buon successo di pubblico e critica, stiamo parlando di 12 Monkeys adattamento televisivo della celebre pellicola di Terry Gilliam con Bruce Willis e Brad Pitt dal titolo L’Esercito delle Dodici Scimmie. La serie narra la storia di James Cole, viaggiatore temporale, che torna indietro al 2015 per fermare la sintetizzazione di un virus che decimerà il 93, 6% della popolazione mondiale. Aiutato dalla Dott.ssa Cassandra Railly, Cole dovrà fermare la pericolosa organizzazione che si nasconde dietro il virus, il temuto “Esercito delle Dodici Scimmie“.
Ideata da Terry Matalas e Travis Fickett, 12 Monkeys più che un remake del film di Gilliam è un vero e proprio reboot, un plot che si discosta molto dal capolavoro del 1995. Il Cole di Willis era un uomo spezzato e distrutto dagli esperimenti per renderlo un time traveller, una sorta di cavia che viene spedita suo malgrado indietro nel tempo con una missione diversa da quella che vediamo nella series, il suo scopo è quello di portare nel futuro un ceppo del virus, la sua presenza nel passato avviene in maniera graduale, e James ha tutto il tempo di abituarsi alla sua nuova linea temporale. Aaron Stanford (X – Men 2) interpreta Cole in maniera diversa, come una sorta di prescelto che, volontariamente, decide di cavalcare le onde temporali per fermare la creazione del virus stesso, è in grado di fare salti temporali diversi, ed ha un rapporto paritario con i suoi “capi” nel futuro sembrando indubbiamente più equilibrato del suo alter-ego cinematografico.
Tentare di fare un confronto con l’opera di Terry Gilliam è quasi impossibile, nel film si giocava molto sulle atmosfere claustrofobiche e “disperate” di un futuro post-apocalittico che in 12 Monkeys viene solo citato ed intravisto, la stessa idea di viaggi temporali è completamente differente, la serie basa tutto sull’effettiva possibilità di cambiare il futuro, un’idea questa che forse a livello seriale potrebbe risultare vincente ma rischia di incappare in una generale confusione della trama. Dal canto suo la serie parte con un pilot dal ritmo incalzante che non ha bisogno di troppe spiegazioni e questo non provoca inutili “spiegoni” che renderebbero il plot eccessivamente pesante, ma la vera e propria prova arriverà con l’entrata in scena di Jennifer Goines, la geniale matematica chiusa in un istituto psichiatrico, il personaggio venne affidato nel film ad uno spettacolare Brad Pitt che interpretò Jeffrey in maniera eccelsa, a dover competere con Pitt sarà una donna, l’attrice Emily Hampshire, indubbiamente geniale l’idea di cambiare sesso al personaggio di Goines, voluta anche per evitare ad un qualsiasi attore di confrontarsi con un Brad Pitt all’apice del successo, confronto che però, almeno a nostro avviso, sarà inevitabile.