Avetrana – Qui non è Hollywood: autori e sceneggiatori italiani protestano contro lo stop della serie tv

Gli autori e sceneggiatori italiani, con un comunicato, si dicono contrari alla decisione da parte del Tribunale di Taranto di stoppare il rilascio della serie tv Avetrana - Qui non è Hollywood.

Dopo la decisione del Tribunale di Taranto di stoppare il rilascio su Disney+ di Avetrana – Qui non è Hollywood, la serie tv incentrata sul noto caso di omicidio della giovane Sarah Scazzi, gli autori e gli sceneggiatori italiani del mondo dell’audiovisivo, rappresentati dalle associazioni 100autoriAnac e WGI, hanno deciso di manifestare la propria preoccupazione con un comunicato decisamente duro. “Questa non è l’Italia, è Gotham City“, hanno scritto le associazioni dopo il ricorso, presentato dai legali del Comune di Avetrana, in cui si chiede la rettifica del titolo dello show in quanto “lesivo e diffamatorio” nei confronti del paese.

Avetrana – Qui non è Hollywood, la serie tv è stata sospesa: il comunicato degli autori e degli sceneggiatori italiani

Nel comunicato di 100autori, Anac e WGI si legge: “È notizia di questi giorni: un tribunale ha sospeso la messa in onda di una serie tv dopo aver accolto il ricorso del sindaco del paese in cui è ambientata (citato anche nel titolo) che ritiene che la sua comunità sia stata offesa dal modo in cui gli autori l’hanno rappresentata. Chi è del settore sa bene di quale serie si tratta, ma il titolo è secondario. Come 100autori, Anac e WGI, associazioni che rappresentano la maggioranza degli autori, registi e sceneggiatori italiani, riteniamo fondamentale esprimere la nostra preoccupazione di fronte a un caso eclatante“. Le associazioni hanno poi tirato in ballo altre produzione televisive e cinematografiche: “Basta un titolo o un’ambientazione a diffamare un’intera comunità? Romanzo Criminale diffama Roma? E La saponificatrice di Correggio mise a suo tempo in cattiva luce gli abitanti del ridente paese emiliano? Che dire di Roma Violenta, Milano calibro 9, Napoli spara! Mettiamoci dentro anche Gangs of New York, titolo decisamente più internazionale. Non ci risulta che il sindaco della Grande Mela se la sia presa con Scorsese“.

Sottolineando che la questione è “un problema tutto italiano“, il comunicato prosegue: “Siamo sottoposti continuamente a limitazioni e ‘censura’, a partire dalle case di produzione e dai broadcaster che per il timore di essere chiamati davanti al giudice e dover sospendere una produzione o una messa in onda finiscono per comprimere lo spazio espressivo di noi autori. È una condizione opprimente che rende quasi impossibile raccontare con efficacia la nostra società e le sue zone d’ombra, minando la verosimiglianza e la credibilità delle nostre serie e dei nostri film. Ci auguriamo che i giudici facciano le loro valutazioni con tutta la serenità necessaria e siamo fiduciosi sull’esito, ma il fatto che un tribunale abbia accolto un tale ricorso è un precedente pericoloso che rischia di trasformarsi in un ennesimo argomento per ingerenze future. Avetrana – Qui non è Hollywood racconta fatti realmente accaduti, è ispirato a un libro, oltre che alla cronaca di quel terribile caso”. Cosa avrebbero dovuto fare gli autori, ambientarla a Paperopoli?“.