Gomorra 2 – recensione degli episodi 1 e 2
Un inizio davvero col botto quello della seconda stagione di Gomorra, serie evento di Sky Atlantic che approderà da domani, 10 Maggio, ogni martedì alle ore 21.00 su Sky Atlantic HD. La serie, coordinata da Stefano Sollima e scritta da Stefano Bises, Leonardo Fasoli, Ludovica Rampoldi e Maddalena Ravagli, è basata su un’idea di Roberto Saviano. Già campione di spettatori con la sua prima stagione, sia in Italia che all’estero, Gomorra si conferma essere un prodotto nuovo e moderno. Un prodotto che difficilmente avremmo mai pensato di poter produrre qui in Italia, ma che al tempo stesso si rifà ai vecchi canoni del neorealismo, portando le facce, la vita, le strade di una società che spesso tendiamo a occultare. Gomorra non è solo un prodotto italico. Gomorra è la nuova forma di intendere il crime, attingendo direttamente dal crimine reale che diventa metafora universale sulla facciata più marcia della società.
Arriva la seconda stagione di Gomorra, più cattiva e feroce che mai
Roberto Saviano, durante la conferenza di Roma, tenutasi il 9 Maggio presso il Teatro dell’Opera, specifica come spesso si giudica più chi parla del male piuttosto che del male stesso. Attraverso Gomorra, sia Saviano che gli autori che ci sono dietro, vogliono dare un volto a questo male e narrare, direttamente dalle sue viscere, tutti quei meccanismi che ci sono dietro a imperi grandi e potenti come la mafia.
Gomorra è, senza ombra di dubbio, una storia di potere. Un potere al quale tutti i suoi personaggi aspirano, in un modo o nell’altro. Potere capace di schiacciare e piegare, arrivando a commettere i più atroci delitti. Ed è proprio con la tematica del potere che si chiude la prima stagione e si apre la seconda. Dopo il vuoto lasciato dalla famiglia Savastano, adesso è tempo per Salvatore Conte (Marco Palvetti), affiancato da Ciro Di Marzio (Marco D’Amore), di regnare su Napoli, stringendo a sé tutti i boss dei quartieri. Eppure, i Savastano non dimenticano. La morte di Donna Imma (Maria Pia Calzone), con l’evasione di Pietro Savastano (Fortunato Cerlino) e il ricovero di Genny (Salvatore Esposito), è solo l’inizio di una lenta, ma crudele, vendetta. E quel poco rimasto del gruppo di fedelissimi, per ora costretti a vivere nell’ombra, segregati in case disperse, sta già attuando un piano per far crollare, fin dalle fondamenta, la nuova alleanza che Ciro e Conte credono di aver messo su.
Fin dal primo episodio di questa seconda stagione, abbiamo chiarissimo quella che sarà la linea di pensiero di Gomorra: un’infinita scia di sangue che si arresterà, forse, solo quando ne rimarrà solo uno. Le premesse dalla prima stagione non vengono affatto tradite; anzi, con il pilot della seconda stagione di Gomorra, si tende a riprendere le fila dell’ultimo episodio, mandando comunque avanti l’azione, arricchita di colpi di scena da far gelare il sangue. Fotografia urbana, cupa e oscura. Colonna sonora avvincente e di pari passo con l’azione. Montaggio dinamico, ma che sa anche essere pulito e cinematografico. La perfezione della prima stagione si fa sentire chiara e limpida.
Quello che dobbiamo sicuramente aspettarci da questa seconda stagione è una narrazione ancora più cruda, ancora più sporca e profonda, rispetto a tutto quello che abbiamo visto in precedenza.
Tematiche feroci sono quelle che si fanno sentire prepotentemente già da questo pilot, come la vendetta, la rabbia ma anche l’affermazione, l’inarrestabile scalata al potere e il confronto generazionale. Il primo episodio è per lo più focalizzato sulla figura di Ciro. Arrivato ormai fin dove ha sempre voluto e convinto di essersi liberato per sempre del nome Savastano, si rende conto solo adesso della terra bruciata che si è fatto attorno. Le debolezza di Ciro, gli affetti più cari, insinueranno nella mente dell’uomo che, forse, il potere non è tutto. Ma quando si inizia a “giocare”, smettere è impossibile. Le scelte di Ciro si fanno sempre più esasperate, sempre più violente. Una spirale in continua evoluzione che sembra essere pronta a trascinare con sé il suo creatore.
C’è tempo anche per introdurre i nuovi personaggi, come Scianel (Cristina Donadio), reggente della piazza dello spaccio e sorella dell’ormai morto Zecchinetta. Come afferma l’attrice stessa durante la conferenza stampa:
Se Donna Imma era una leonessa, pronta a tutto pur di mantenere unita la famiglia, Scianel è una iena, avida di potere e con i segni addosso del Sistema.
Molto spazio lo prende anche il personaggio di Debora, moglie di Ciro, e sull’orlo della follia. Lo specchio del lato più assurdo della mala vita, quello di chi soffre in silenzio, nell’omertà imposta. Debora è un personaggio molto particolare, usato purtroppo di sola funzione. L’entrata in campo regia di Francesca Comencini sarà fondamentale per dare un focus ancora più approfondito sulla donna di mafia, già magistralmente disegnato nella prima stagione con Donna Imma. Gomorra spicca grazie anche alla sua presenza femminile, mai sottomessa e sempre pronta ad attaccare, ma con furbizia e riflessione. Magistrale, e molto americano, la chiusura del primo episodio. Meno convincente, invece, è il secondo episodio. Un’ellissi temporale fa storcere non poco la bocca, lasciando lo spettatore con quella consapevolezza di mancanza e vuoto.
Il focus, questa volta, è su padre e figlio, ovvero Don Pietro e Genny. Riuniti da fuggitivi in Germania, entrambi devono confrontarsi con la loro differenza d’età e pensiero. Se da un lato Gennaro si sente pronto a prende di nuovo le redini in mano o, per lo meno, affianca il padre, facendo uso di tutto ciò che ha imparato in quegli anni, dall’altra Pietro è riluttante. Il modo di agire di Pietro Savastano è arcaico e solenne. Genny è troppo avventato per lui e non è ancora giunto il suo turno per portare avanti il nome Savastano. Ma andrà davvero bene, per Genny, aspettare in panchina?
Oltre a questo scontro, molto aggressivo, passivo, non molte sono le scene significative dell’episodio, passando piuttosto in sordina se non per la svolta finale, sicuramente centrale per il proseguimento.
La differenza tra il primo episodio e il secondo è evidente. L’adrenalina e la violenza del primo, vengono sostituite da dialoghi secchi, silenzi dilatati e riflessione interiore. Un po’ troppa calma, che probabilmente avrebbe avuto più senso più in là e in una misura ridotta. E pensare che Sollima avrebbe voluto usare proprio questo secondo episodio come inizio della serie.
La qualità di Gomorra resta comunque eccelsa, e noi siamo sempre più curiosi di scoprire cosa questi uomini, e donne, saranno disposti a fare pur di raggiungere i loro obiettivi. Dove li condurranno le loro scelte e quali saranno le conseguenze.
E mentre Sollima ci lascia in compagnia di un rinnovo sicuro per Gomorra di altre due stagioni, ricordiamo che l’appuntamento, da domani, sarà ogni martedì, dalle 21, su Sky Atlantic HD e Sky Cinema HD.