Halo: perché Master Chief non combatte più nell’episodio 3?
Come e perché il super-soldato che picchia gli alieni scivola in panchina?
Per una serie come Halo, tratta da un videogioco sparatutto, perdere subito l’azione per accomodarsi e concentrarsi sull’introspezione dei personaggi non era esattamente l’auspicio desiderato. Anzi, considerato che tutto è cominciato nel lontano 2001 con uno Spartan che decimava le file dei Covenant correndo sul gigantesco Halo, questo calo di scene sul campo ci porta ben lontani dall’emozionante racconto a cui la serie TV aspira.
Parlando dei primi episodi di Halo, abbiamo riflettuto sull’esistenza effettiva di un pubblico adatto per questa versione del franchise. Nonostante la febbrile sequenza d’azione in apertura, il resto del primo e del secondo episodio sono stati impantanati dall’esposizione del tumulto interiore del protagonista della serie, Master Chief (Pablo Schreiber), quando invece nel videogioco quello che ha sempre contraddistinto Halo è stata l’enfasi e l’epicità dell’avventura. La serie non ha nulla di tutto ciò, anzi, sembra che gli sceneggiatori siano spaventati dallo scrivere una semplice storia su un soldato che corre in giro combattendo alieni su misteriosi pianeti artificiali. Sarà colpa del budget? Anche se fosse, davvero non c’è motivo per cui una serie ispirata direttamente ad Halo, con una mostruosità di materiale sorgente a disposizione, dovrebbe essere così noiosa.
Halo: perché il Master Chief di Pablo Schreiber non funziona?
Schreiber può buttarsi su tutte le facce e le interpretazioni cercando di interessare il pubblico, ma la verità è che non ha molto spazio di manovra – qui può essere solo triste-arrabbiato o felice-arrabbiato. A differenza di Halsey, che appare affilata e cruda come la ricordavamo, intenta a sviluppare quella tecnologia a noi ben nota, Cortana, l’unico altro personaggio iconico dei giochi riuscito a traspirare dall’altro medium. La sua voce è parte integrante del personaggio e della storia ed è l’unico ulteriore elemento di collegamento coi videogiochi. Peccato che il budget sia molto stringato per la CGI del suo personaggio.
Per quanto riguarda l’azione, ci tremavano già le mani quando il primo episodio si è aperto con una battaglia feroce – il primo pensiero era che servisse ad impressionare gli spettatori per attirarli allo show e stop. Ora siamo al terzo episodio ed è abbastanza facile realizzare che forse, si, lo era. Makee (Charlie Murphy), l’umana dei Covenant, continua a essere un’aggiunta frustrante. Dato che la storia di Chief lo tiene lontano dai suoi nemici alieni, è uno smacco vedere che la maggior parte delle scene che coinvolgono i Covenant avvengono solo perché incentrate su un personaggio umano che hanno deciso amorevolmente di “adottare”. Se non avessero rappresentato in maniera adeguata nemmeno i Covenant (che fortunatamente hanno goduto di maggiori risorse in termini di CGI), non avrebbero dovuto preoccuparsi di fare uno spettacolo su Halo invece che su qualche space opera a caso.
Quindi, perché Chief non picchia più? Perché ha perso la speranza, come lo spettatore che avvia ogni episodio sperando che possa succedere qualcosa di veramente interessante. Perché Master Chief si è ridotto ad una versione sad-boy. Perché la sceneggiatura vuole disperatamente inventarsi un qualcosa di profondo su un super soldato che si rivolta contro il sistema che lo ha creato. Nessuno vuole un film di Star Wars senza guerre spaziali o un film di Predator senza un Predator. Lo stesso principio si applica qui. Non sembra che nessuno coinvolto nella scrittura di questo spettacolo avesse alcun interesse a scrivere davvero di Halo e così il super-soldato che picchia gli alieni scivola in panchina senza un rumore, una parola e sopratutto senza rispetto per sé stesso ed i fan più accaniti.