Il caso Isabella Nardoni: la storia vera della docuserie Netflix sul terribile episodio di cronaca nera
L'efferato omicidio sconvolse l'opinione pubblica di tutto il mondo.
Le serie docu-crime sono diventate uno dei punti di forza del catalogo di Netflix. Tra le nuove uscite, un punto forte per gli amanti del genere è Il caso Isabella Nardoni. L’opera ricostruisce il dramma consumatosi nel lontano 2008 in Brasile, con una bambina brasiliana di appena 5 anni morta dopo essere stata lanciata dal sesto piano di un appartamento dove viveva insieme al padre, alla matrigna e ai suoi fratelli. L’episodio destò scalpore in tutto il mondo per l’efferatezza dell’omicidio: ricostruiamo, in breve, i fatti dietro alla triste e prematura dipartita.
La storia vera de Il caso Isabella Nardoni, la nuova docu-serie visibile su Netflix
Il caso Isabella Nardoni vede al centro del racconto (purtroppo vero) una bambina nata il 18 aprile del 2002 a San Paolo. Durante il concepimento la madre, Ana Carolina Cunha de Oliveira, ha soli 17 anni, mentre il papà, Alexandre Alves Nardoni, frequenta la facoltà di legge all’Università di San Paolo. Alla scoperta della gravidanza, l’uomo non la prende affatto bene e, in seguito a una battaglia in tribunale, ottiene la possibilità di vedere la piccola due volte al mese, previa la corresponsione di 250 reais per il mantenimento.
Come racconta Il caso Isabella Nardoni, la morte della piccola avviene il 29 marzo del 2008. In un edificio al 138 di Rua Santa Leocádia, nell’area settentrionale di San Paolo, viene lanciata dal sesto piano dell’edificio. L’ambulanza accorre quanto prima, ma ormai era troppo tardi. In principio il padre sostiene che nell’abitazione avevano fatto incursione dei ladri, i quali si sarebbero macchiati del crimine.
Dalle successive indagini emerge, tuttavia, una verità (se possibile) ancora più sconcertante. I genitori Alexandre Nardoni e Anna Carolina Jatobá, la matrigna, sono stati dichiarati colpevoli di triplice omicidio, a regime chiuso: ad Alexandre Nardoni è stata inflitta una condanna a 31 anni, 1 mese e 10 giorni, mentre Anna Carolina Jatobá il giudice ha attribuito una pena di 26 anni e 8 mesi.