Il Sesto Senso e quella regole severissima imposta da M.Night Shyamalan

Il Sesto Senso, l'approccio di M.Night Shyamalan all'horror è rigido e rivoluzionario: ecco cosa non voleva assolutamente nel suo cult!

In una recente intervista, Haley Joel Osment, protagonista del film rivoluzionario del 1999, Il Sesto Senso, ha rivelato l’approccio non convenzionale del regista M. Night Shyamalan all’horror, che ha contribuito al grande impatto del film. Invece di fare affidamento sui colpi di scena tipici, Shyamalan ha stabilito una regola rigorosa: ogni momento di tensione doveva derivare da connessioni emotive genuine tra i personaggi, evitando gli stereotipi dei “finti spaventi” che affliggevano i film horror contemporanei.

Il Sesto Senso, Haley Joel Osment racconta l’esperienza sul set

Il Sesto Senso Bruce Willis - cinematographe.it

Osment ha ricordato: “Night era fermo nel voler evitare il trend dei film horror che si basano su spaventi innaturali, come quando qualcuno ti tocca la spalla per rivelare che è solo un amico. Voleva che tutti i momenti spaventosi provenissero da esperienze umane reali.” Questa filosofia non solo ha distinto Il Sesto Senso dai suoi pari, ma ha anche contribuito a trasformarlo in un dramma psicologico che esplora profondamente la psiche umana, piuttosto che in un semplice film horror.

Il colpo di scena culminante, in cui il personaggio di Bruce Willis, il Dr. Malcolm Crowe, viene rivelato come morto, è diventato un punto di riferimento culturale, spingendo il pubblico a rivisitare il film al cinema.

Questo approccio riflessivo e incentrato sui personaggi ha contribuito al suo straordinario successo al botteghino, con incassi di 673 milioni di dollari su un budget modesto di 40 milioni.

La tecnica innovativa di Shyamalan ha influenzato una generazione di cineasti, dimostrando che la vera suspense e l’horror possono emergere da una narrazione autentica piuttosto che da shock superficiali. Come ha riflettuto Osment sull’eredità del film, è chiaro che Il Sesto Senso rimane un masterclass nell’horror psicologico, dando priorità alla profondità emotiva rispetto a spaventi fugaci.