Inganno: perché (quasi) tutti parlano male della serie TV con Monica Guerritore… ma comunque la guardano!
Ne parlano male, ma spopola su Netflix: Inganno non smette di stupire.
Inganno, la nuova serie di Netflix con Monica Guerritore, è sulla bocca di tutti, e non sempre per i motivi migliori. Ambientata nella favolosa cornice della Costiera Amalfitana, vede la nota attrice italiana interpretare una donna sessantenne che, dopo anni di solitudine, perde la testa per un uomo molto più giovane, Elia (Giacomo Gianniotti). La relazione sconvolge la vita della protagonista e quella dei suoi figli, sollevando dubbi sulle reali intenzioni di Elia, se ne sia davvero innamorato, come sostiene di essere, oppure ambasca all’eredità familiare.
Lo strano caso di Inganno, la serie TV con Monica Guerritore
Nonostante i critici abbiano contestato in modo deciso la realizzazione, Inganno sta spopolando su Netflix, diventando il TV show più visto al mondo. Ma com’è possibile che una produzione tanto criticata goda di un simile successo? La risposta potrebbe trovarsi in un’unica espressione: guilty pleasure.
Gli spettatori sono divisi: da un lato c’è chi non fa a meno di sottolineare i dialoghi imbarazzanti e le situazioni al limite del melodramma, dall’altra chi riesce comunque a guardarla. Le scene sentimentali cariche di frase sdolcinate come “Meglio un inganno che dia vita, che morire di delusione” lasciano il pubblico sospeso tra l’ironia e la curiosità.
Tuttavia, due valori aggiunti Inganno li ha: Monica Guerritore e la fotografia mozzafiato della Costiera Amalfitana. Con esperienza e presenza scenica, l’attrice riesce a rendere credibile pure il più stereotipato dei dialoghi, mentre la regia di Pappi Corsicato e la cura riposta nella fotografia offrono al pubblico un vero spettacolo visivo.
Benché abbia delle evidenti lacune, Inganno sa suscitare attenzione attraverso il suo mix di romanticismo, tensione e intrighi familiari. E poi (quasi) tutti amano un po’ di sporadico cringe, soprattutto se incornhiciato da panorami da favola.
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