Mindhunter: David Fincher racconta la verità sulla cancellazione della serie
Lo show, targato Netflix, è ispirato al libro Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano di John E. Douglas e Mark Olshaker.
Mindhunter è la recente serie televisiva Netflix, probabilmente tra le più sorprendenti proprio del panorama on demand della N rossa. Tale realizzazione, ideata da Joe Penhall (King of Thieves, The Road), con la regia e la produzione esecutiva di David Fincher (House of Cards, The Killer), in particolare è la trasposizione del romanzo Mindhunter: La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano di John E. Douglas e Mark Olshaker che racconta, in particolare, la nascita del Dipartimento di Analisi Comportamentale da parte degli agenti Holden Ford (Jonathan Groff) e Bil Tench (Holt McCallany) che in realtà sono dei nomi fittizi, in realtà lo stesso Douglas e Robert Ressler.
Mindhunter è arrivata per la prima volta, con la Stagione 1, nel 2017 su Netflix
Ebbene, nel corso delle due stagioni di Mindhunter, abbiamo avuto la possibilità di conoscere, molto ma molto da vicino, i vari serial killer al centro della storia, con delle vere e proprie interviste che mettono i brividi. La Stagione 2, comunque, si spinge un pochino oltre, con anche una narrazione orizzontale che tiene gli spettatori sulle spine. Detto questo, purtroppo, lo show è stato successivamente cancellato proprio da Netflix con nessuna possibilità di rinnovare per una Stagione 3, nonostante lo stesso Fincher e gli attori protagonisti hanno abbiano provato più di una volta a spingere in tale direzione. Come riportato da Discussing Film, il cineasta avrebbe raccontato recentemente che in realtà sarebbe stata la stessa N rossa a non voler confermare dei nuovi episodi, dicendogli: “Non ha senso produrre questa serie, a meno che non si riesca a ridurre il budget o a renderla più pop“
“Non volevamo cambiare il nostro approccio e quindi, con rispetto, ci hanno detto che stavano tracciando una linea di demarcazione.”
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