PRIDE: recensione della docuserie Disney sulla lotta per i diritti LGBTQ+
Quanto è cambiato il mondo negli ultimi settant’anni, dal punto di vista dei diritti civili? Ma soprattutto, è davvero cambiato? E se sì, quanto ancora può cambiare? Queste sono alcune delle principali domande alle quali possiamo tentare di rispondere tramite la visione di PRIDE, la docuserie disponibile su Disney+ dal 25 giugno.
L’obiettivo del progetto è quello di far conoscere al pubblico il percorso intrapreso e affrontato con determinazione e costanza dalla comunità LGBTQ+ americana nel corso del tempo, lì dove ciascun episodio corrisponde ad una determinata decade. Si va dal Lavender Scare agli anni Duemila, passando per i moti di Stonewall, la prima marcia del Gay Pride e la destabilizzazione provocata dall’epidemia di AIDS. Va da sé che, episodio dopo episodio, lo spettatore non può che notare il lento ma costante cambiamento avvenuto all’interno non solo della comunità ma della società in generale, dove anche il più piccolo gesto ha contribuito a fare la differenza. Ciò che settant’anni fa sembrava mera utopia, qualche decennio dopo è divenuto uno splendido traguardo raggiunto, ed oggi appare addirittura come qualcosa di scontato. Ma in fondo è proprio questo il senso di PRIDE: come sottolinea il titolo, tanto breve quanto esaustivo, tutto gira intorno all’orgoglio che dovrebbe provare ciascun essere umano che dedica la sua vita a rispettare il prossimo, a difendere le minoranze e a lottare per il riconoscimento dei diritti umani. L’orgoglio che deve ardere nel cuore di chi ancora oggi si ritrova a fare i conti con delle discriminazioni e che, anche tramite questa docuserie, può prendere esempio dalla forza e dal coraggio degli attivisti che in passato hanno pagato anche con la propria vita il loro sogno di libertà e di uguaglianza, affinché sempre meno persone dopo di loro si ritrovassero a subire le medesime ingiustizie.
PRIDE, la conoscenza ci salverà
Ma quanto è cambiato il mondo, ci chiedevamo prima. La risposta è complicata, perché se è vero che un buon numero di Paesi si sono evoluti e continuano ad essere sempre più attenti al riconoscimento e al rispetto dei diritti civili, un’altra fetta di pianeta rimane affossata nella palude dell’intolleranza, della violenza e della discriminazione. E fa tristemente impressione constatare come alcuni Paesi, anziché evolvere, tendano invece a regredire, approvando leggi come quella recente che in Ungheria vieta la “promozione dell’omosessualità“. Anche per questo motivo non bisogna mai abbassare la guardia e bisogna invece rimanere vigili affinché non vengano fatti ulteriori passi indietro che rischierebbero di buttare all’aria decenni di lotta.
La narrazione di PRIDE inizia dagli anni Cinquanta ed è curioso scoprire quanto prima di allora l’omosessualità venisse addirittura più tollerata di quanto invece non sia stato fatto negli anni successivi. La docuserie di Disney+ sottolinea quanto la politica abbia ricoperto un ruolo tristemente decisivo in tal senso, abusando della comunità LGBTQ+ per i propri interessi, alimentando un clima di intolleranza e pregiudizi che a distanza di molto tempo risulta ancora difficile da sradicare del tutto. Il racconto parte da quando gli omosessuali erano costretti a nascondersi, per poi passare a quando hanno iniziato a scendere in strada e rivendicare i propri diritti e a gridare al mondo “noi esistiamo”, con tutto il coraggio che serviva quando c’era una vera e propria “caccia al gay”. Episodio dopo episodio, assistiamo ad un incrocio di movimenti e di minoranze, perché quando si parla di diritti umani e civili si parla dei diritti di tutti ed è bello constatare come, col passare del tempo, sempre più persone hanno trovato il coraggio e sentito l’esigenza di unirsi ad una battaglia che prosegue ancora oggi.
ll coming out, ovvero il coraggio di “uscire allo scoperto”
La bellezza di questa docuserie risiede soprattutto nelle numerose immagini ed i filmati dell’epoca messi a disposizione e commentati dai diretti protagonisti delle storie che vengono raccontate. Il pubblico viene così a conoscenza di splendide relazioni d’amore, nate e portate avanti con coraggio, storie di riscatti personali, di ver* guerrier* che sono riuscit* ad andare avanti a testa alta, nonostante le brutture della società. Lo spettatore può così percepire, o quantomeno immaginare, il senso di orgoglio che possono aver provato queste persone nel constatare quanto le loro gesta e la loro resistenza abbiano contribuito a rendere il mondo un posto migliore per le generazioni successive, le quali si sono dimostrate capaci di raccogliere il testimone e portare avanti quanto di buono e decisivo era stato fatto in precedenza, come una sorta di seme che è germogliato ed ha portato a tanti, meravigliosi frutti.
PRIDE non si limita a raccontare ciò che molti già sanno, ma sceglie piuttosto di andare più in profondità, condividendo storie individuali e ricomponendo i tanti pezzi del puzzle che, messi insieme nel corso dei decenni, hanno portato alla realtà che viviamo attualmente, dove ci sono ancora numerosi motivi per cui lottare e scendere in piazza. Una docuserie che dovrebbero vedere soprattutto coloro che non fanno parte della comunità LGBTQ+, perché, come diceva qualcuno, “la conoscenza ci salverà“, e PRIDE permette di conoscere e trovare risposte alle proprie domande, spesso legittime ma dettate soprattutto dall’ignoranza, dal “non conoscere”. Per far capire quanto il Pride non sia solo una “carnevalata” e che dietro a ciò che molti giudicano in fretta e con superficialità si nasconde una lunga storia fatta di conquiste ma anche di tantissima sofferenza, nei confronti della quale bisogna quantomeno mostrare rispetto e poi, magari, anche sostegno. Perché è vero che ora ricolleghiamo il movimento LGBT+ alla bandiera arcobaleno e ai colori che annualmente riempiono le strade durante il pride month ma, come ci ricorda PRIDE, è altrettanto vero che la storia della comunità è ricca di oscurità ed ombre che non bisogna mai dimenticare.
PRIDE, per non dimenticare e per non dare niente per scontato
Tanto è stato fatto ma ancora troppo c’è da fare. Esiste il dovere morale di ricordare le battaglie del passato per riconoscere l’importanza di ciò di cui si può godere oggi, per capire che bisogna ancora e sempre schierarsi al fianco dei tanti che ancora perdono la vita semplicemente perché vogliono essere se stessi. Per ricordare tutti gli attivisti che, sotto forma di esempi e ideali tramandati, ancora oggi marciano tra le strade, affinché i loro sacrifici non vengano vanificati, schiacciati dalla disonestà di chi grida alla “minaccia per la famiglia tradizionale” o al “mostro gender”, facendo politica spicciola sulla pelle delle persone. PRIDE rappresenta una docuserie necessaria ed il fatto di trovarla nel catalogo Disney+, una piattaforma che vanta un pubblico composto soprattutto da famiglie, non può che equivalere ad un ulteriore passo verso un futuro fatto di totale uguaglianza e rispetto reciproco.