The Crown – Stagione 6 e quei 17 secondi di audio necessari per il ritratto di Dodi Al-Fayed

L'attore che ha interpretato il personaggio, Khalid Abdalla, ha spiegato da quali fonti si è rivolto per la sua interpretazione.

The Crown è sicuramente una delle serie televisive più apprezzate del panorama Netflix: stiamo parlando dello show, ideato da Peter Morgan (Il maledetto United, Rush) che ricostruisce, anno dopo anno, tutto il regno di Elisabetta II (morta in particolare a settembre 2022, dopo ben settant’anni di sovranità), raccontando, ovviamente, anche tutti i fatti collaterali che hanno attraversato la monarchia dei Windsor. Dopo ben cinque stagioni, ecco che l’opera è tornata di recente sulla piattaforma streaming sopracitata con la Parte 1 della sesta stagione che va a raccontare la tragica fine di Diana Spencer (Elizabeth Debicki) e di Dodi Al-Fayed (che ha il volto di Khalid Abdalla), morti in un incidente, a Parigi, il 31 agosto 1997.

The Crown è arrivato con la Parte 1 della Stagione 6 il 16 novembre 2023 su Netflix

The Crown - Cinematographe

Ebbene, proprio in questi giorni sono fioccate le critiche alla realizzazione, a causa di alcuni fatti riportati che, a detta di alcuni giornalisti, effettivamente non sono così verosimili rispetto alla realtà. Mentre già vi avevamo informato di un ritratto non proprio equilibrato del padre di Dodi, ovvero Mohamed Al-Fayed, ecco che in una recente intervista per The Hollywood Reporter, Abdalla ha invece raccontato come si è preparato per incarnare Dodi, andando molto nel dettaglio.

“Fin dall’inizio, quando abbiamo iniziato la quinta stagione, una delle prime domande che ho posto è stata: ‘Come suonava?’ E con l’incredibile caccia del gruppo di ricerca, hanno trovato un pezzo di filmato che esiste: l’audio di lui che chiama al Larry King Live mentre Burt Reynolds veniva intervistato per chiedergli di fare un’impressione. Sono 17 secondi che parla. Da lì, ovviamente, ci sono state le conversazioni con gli amici e alcuni articoli quando hai scavato in profondità in Google. Ma inizi a svelare, in modo affascinante, chi era e le dinamiche fondamentali della sua vita, in particolare in relazione a suo padre e sua madre. E decostruisci questa parola, ‘playboy’, che è un’enorme ingiustizia, penso, nei suoi confronti, nei confronti di chi era e di come si trovava nel mondo. Era un po’ come un’anima gentile e timida che non era in alcun modo un Hugh Hefner. Era una specie di anima vulnerabile. Voleva abbracciare e voleva riparare. E penso che probabilmente abbia avuto molte relazioni in cui era bravo ad innamorarsi, ma non così bravo nelle cose difficili. E poi ti capita di avere un sacco di soldi, quindi la parola ‘playboy’ inizia a rimanerti impressa. Ma con la ricerca, ho iniziato a comprendere alcuni elementi di ciò che sentivo, per me, come un riflesso della sua anima. E questo ha iniziato a informare tutto, incluso parte dell’arco narrativo che proseguirà nella sesta stagione. Ho sempre detto che il nostro lavoro non è rispondere alle domande; è chiederglielo il più intensamente possibile. Ma in quel viaggio trovi anche cose che ti tengono legato.”

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