The Last of Us 2 – perché il prologo si discosta così tanto dal videogioco?
Il prologo della seconda stagione di The Last of Us si discosta notevolmente dal videogioco e dal suo antagonista. Il suo creatore ne spiega il motivo.
Lo aspettavamo a maggio, ma è arrivato prima del previsto. Questo lunedì di aprile ci siamo svegliati con una sorpresa: la seconda stagione di The Last of Us è finalmente iniziata. Sky ha rilasciato l’episodio intitolato Future Days, e già da subito si nota un’importante differenza rispetto al videogioco, che riguarda uno dei protagonisti principali. Da qui in avanti, attenzione: seguono spoiler.
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La nuova stagione si apre con un doppio prologo: da un lato, ci riporta esattamente dove ci eravamo fermati, con Joel (Pedro Pascal) che ripete a Ellie (Bella Ramsey) la famosa bugia; dall’altro, ci introduce subito a qualcosa di inedito. Torniamo infatti a Salt Lake City, dove un gruppo di persone si raccoglie davanti alle tombe delle vittime di Joel. Tra loro compare anche Abby (Kaitlyn Dever). In poco più di due minuti, viene fornito un contesto importante — che sarà sicuramente approfondito più avanti — sul personaggio di Abby e le motivazioni che la spingono verso la vendetta.
Si tratta di un cambiamento significativo rispetto alla struttura del videogioco, dove questi dettagli vengono rivelati molto più avanti. A spiegare la scelta è stato Neil Druckmann, creatore del gioco e co-autore della serie insieme a Craig Mazin. Durante una conferenza stampa ha dichiarato:
“Ci sono due motivi per cui abbiamo deciso di anticipare certi elementi della storia. Nel gioco, il giocatore interpreta Abby: questo crea subito un legame empatico con lei, perché si vive in prima persona la sua lotta per la sopravvivenza. Possiamo quindi nascondere alcune informazioni e svelarle più tardi. Nella serie, invece, non è possibile ‘giocare’ con Abby, quindi dovevamo trovare altri strumenti per far emergere il suo punto di vista. Offrire questo contesto all’inizio è stato il nostro modo per creare quella connessione.”
L’obiettivo, come spiega Druckmann, è quello di farci entrare in sintonia con ogni personaggio — che si tratti di eroi o “antagonisti” — così che i momenti più forti abbiano un impatto emotivo ancora maggiore. Ma c’è anche un’altra motivazione dietro questa scelta narrativa:
“Un altro motivo riguarda il punto in cui, nel gioco, avviene la rivelazione su Abby. Se avessimo seguito la stessa linea temporale, il pubblico avrebbe dovuto aspettare troppo a lungo per ottenere quel contesto, rischiando spoiler tra una stagione e l’altra. Non volevamo correre questo rischio. Per questo abbiamo deciso di introdurre subito quegli elementi.”