Mister Chocolat: trailer e intervista ad Omar Sy
Arriva al cinema il 7 aprile grazie a Videa, Mister Chocolat, il film di Roschdy Zem con il protagonista di Quasi Amici Omar Sy e James Thierrée. Di seguito la sinossi ufficiale del film, già campione di incassi in Francia.
Dal circo al teatro, dall’anonimato alla fama, l’incredibile destino del clown Chocolat (Omar Sy), il primo artista nero in Francia. Il duo, senza precedenti, formato insieme a Footit (James Thierrée), divenne molto popolare nella Parigi della Belle Époque, fino a quando questioni legate al denaro, al gioco d’azzardo e alla discriminazione razziale compromisero l’amicizia e la carriera di Chocolat. La straordinaria storia vera di un artista eccezionale.
Mister Chocolat: trailer del film di Roschdy Zem
Mister Chocolat: intervista ad Omar Sy
Conosceva già la storia di Chocolat?
No, l’ho scoperta nel 2011. Stavo girando DUE AGENTI MOLTO SPECIALI (di David Charhon) per la Mandarin Cinéma, quando una sera Nicolas Altmayer, uno dei produttori, entrò nel mio camerino e mi disse che aveva intenzione di produrre un film basato sulla vita di Chocolat. Non aveva ancora la sceneggiatura ma solo poche note che però hanno stuzzicato la mia curiosità. È così che ho scoperto che Chocolat è stato il primo artista nero agli inizi del secolo scorso in Francia ad avere successo formando un duo con George Footit e ispirando l’idea del clown bianco e l’augusto. Conoscevo l’espressione francese être chocolat (rimanere con un palmo di naso), senza sapere che ha avuto origine con il suo clown. Dopo aver letto il libro di Gérard Noiriel (Chocolat clown nègre), il mio interesse è accresciuto e sei mesi più tardi, ho letto una prima bozza della sceneggiatura di Cyril Gély.
Cosa L’ha affascinata di Mister Chocolat?
La storia di Chocolat mi ha toccato, il suo essere nato schiavo, riuscire a fuggire e diventare un artista famoso, è incredibile. Posso solo immaginare la quantità di lavoro e di coraggio necessaria per arrivare così lontano. Ho trovato altrettanto interessante la storia della sua caduta. Chocolat faceva ridere la gente sfruttando gli stereotipi sui neri. Ma man mano che la società si è evoluta e la considerazione dei neri si è fatta più elevata e rispettosa, le persone non hanno più trovato nulla di comico in quegli stereotipi e sebbene questa sia stata una cosa positiva per le vittime di razzismo, non lo è stata per Chocolat che è caduto nell’oblio. Chocolat era un artista e desideravo che la sua storia, il suo lavoro e il suo talento venissero riconosciuti. Sono pochi i film d’epoca con ruoli per attori neri.
Perché è interessante recitare in un film in costume?
Ho sperimentato il futuro in X-MEN GIORNI DI UN FUTURO PASSATO (di Bryan Singer), ma immergersi nel passato, in un’epoca che è realmente esistita, è un po’ come viaggiare nel tempo. È stato divertente e non mi ricapiterà presto. Quando ho saputo che avrei dovuto dedicare almeno un giorno a provare i costumi mi sono innervosito ma mi sono anche reso conto che era necessario per farmi avvicinare al personaggio. Ogni prova è stata come un nuovo incontro con Chocolat, anche prima di iniziare le riprese. La mia postura cambiava in base ai costumi che provavo. La costumista Pascaline Chavanne e il suo team hanno fatto un lavoro meticoloso e sublime. Nelle prime settimane, abbiamo girato i giorni di gloria di Chocolat durante i quali era sempre ben vestito. Una sera, indossando un mio completo, mi sono reso conto che mancava qualcosa: il gilet e tutti quei dettagli tipici dello charme e del fascino di inizio secolo. E anche se il mio completo era ben confezionato mi sentivo come se stessi indossando una tuta da ginnastica.
Dietro la maschera da clown di Chocolat, c’è l’uomo Rafaël Padilla. Come lo immagina?
Come un bambino cresciuto che ha bisogno di divertirsi. Deve essere stato un fardello pesante da portare l’essere nato figlio di uno schiavo ed esserlo stato anche lui. Anche se non sei più uno schiavo, non ti senti mai libero veramente. Mi sono chiesto cosa significasse vivere questa condizione di non completa libertà. Eppure Chocolat ci riuscì ed è segno di grande forza, ha trovato la libertà nella recitazione, nella risata e nel divertimento. I momenti di gloria devono essere stati i più duri. Mi immagino una vita a forma di montagne russe: momenti straordinari seguiti da periodi di solitudine. Francamente credo che se è finito per strada, potrebbe essere stato anche perché inconsciamente era quello che voleva.