Io ci sono: ecco perché il film sulla storia di Lucia Annibali va visto

Io ci sono (recensione) è il film tv che racconta la storia di Lucia Annibali andato in onda ieri 22 novembre in prima serata su Rai Uno. Con uno share del 17,53% e 4.716.000 spettatori il film non ha conquistato il primato della serata poiché ostacolata dalla messa in onda in chiaro di una importante partita di Champions League.

Io ci sono è un film che, a prescindere da tutto, merita di essere visto e compreso come monito educativo affinché storie come quella di Lucia Annibali non si verifichino più.

In conferenza stampa tutti hanno sottolineato l’importanza della produzione e della trasmissione di un film come Io ci sono. A partire da Eleonora Andreatta, direttore generale di Rai Fiction: “L’impegno e la volontà ci spingono a raccontare il nostro Paese attraverso storie vere. La forza della distribuzione televisiva ci consente di mettere in scena storie dalle quali partire per diffondere un messaggio di coraggio adatto a tutte le età e a tutti i generi.” 

Luciano Manuzzi, regista e co-sceneggiatore di Io ci sono, è soddisfatto del lavoro svolto sul racconto poiché “raccontare la storia di Lucia Annibali mi è sembrata un’occasione da non perdere per un cinema che, anche se prodotto e distribuito dalla tv, vuole essere civile, capace di riflettere il presente. È un film dedicato alle donne affinché non cadano nel vortice di quelle relazioni malate che sfociano nel dramma ed è un film dedicato anche agli uomini perché si rendano conto di quali possano essere le aberranti conseguenze dei loro comportamenti retaggio di una mentalità da sconfiggere”.

Anche Cristiana Capotondi, splendida e generosa interprete di Lucia Annibali, è fermamente convinta della necessità di far vedere questo film soprattutto agli uomini: “Il mondo contemporaneo maschile ha dovuto subire un cambiamento sociale che riguarda l’universo femminile. Non tutti gli uomini sono riusciti ad accettare questo cambiamento e non tutti sanno comportarsi. Nella vicenda di Lucia, e in molte altre simili, si ripete lo stessa emblematico schema che porta alla violenza: l’abbaglio di un amore, la possessione, la rabbia, la crudeltà, la violenza. Il film, in questo caso, usa degli interpreti per raccontare senza alcuna alterazione dei fatti di cronaca”.

Cristiana Capotondi, interprete di Io ci sono: “Ringrazio Lucia Annibali per la sua amicizia e la sua generosità. È una donna che porta una ferita comune del nostro paese”.

In questo film un ruolo cruciale e che non poteva essere tralasciato è quello di Luca Varani, il mandante dell’aggressione di Lucia Annibali, l’uomo che voleva cancellarla con l’acido. Alessandro Averone lo ha interpretato con lucida consapevolezza: “È stata un’occasione per conoscermi e per riflettere su circostanze che la maggior parte di noi riteniamo lontane e impossibile. Spesso gli attori che interpretano i cattivi subiscono la fascinazione del male dei loro personaggi, in questo caso è stato impossibile: è una crudeltà sottile e vile con cui non si può neanche lontanamente empatizzare”.

Infine Lucia: avvocato e donna, debole e forte, umana e coraggiosa. Una persona divenuta suo malgrado simbolo di una forza umana possibile, quella forza che l’ha fatta rinascere da ferite profonde che le hanno cambiato volto ma che le hanno donato nuova vita.