Il bello delle donne 4 – il revival di cui non avevamo bisogno: recensione della fiction Mediaset
Dopo 13 anni dall’ultima messa in onda Il bello delle donne – storica fiction cult degli anni ’90 di Canale 5 – ha visto compiersi il proprio revival nelle prime settimane del 2017. Il bello delle donne – Alcuni anni dopo ha forse presentato sugli schermi televisivi una delle peggiori narrazioni mai prodotte dalla serialità italiana degli ultimi anni: sceneggiatura sciatta e imperniata di criticità strutturali e brutture tematiche, regia ampollosa e scialba, interpretazioni al limite della decenza per almeno 7 puntate.
L’indecenza vera messa in onda ne Il bello delle donne – Alcuni anni dopo si è palesata in modo prepotente già nella prima puntata – quella avente come protagonista Manuela Arcuri – e poi si è lasciata intravedere qua e là un po’ in tutte le successive messe in onda. Da un revival così atteso – la cui intera produzione è dedicata a Virna Lisi, storica interprete delle precedenti stagioni che di certo non meritava uno sfregio simile – ci si aspettava davvero molto di più, si auspicava quanto meno un (buon) gusto narrativo, una giusta messa in scena, una buona qualità attoriale delle interpreti. Uno degli aspetti più critici e inspiegabili di questa 4a stagione de Il bello delle donne è rappresentato invece proprio dal livello recitativo – fatta eccezione per Giuliana De Sio e Lina Sastri.
Il bello delle donne 4 – con il sottotitolo “Alcuni anni dopo” – flop da tutti i punti di vista
Giuliana De Sio e Lina Sastri, la prima con il personaggio ben noto al pubblico di Annalisa Bottelli e la seconda con un personaggio nuovo ma quantomeno strutturato – l’avvocato Delia alle prese con un marito desideroso di cambiare sesso, sono state le uniche a dare un senso di serietà e anche di giustizia a quella che furono le vicende di una serie a suo modo epocale, che raccontava una realtà benestante di provincia, corredata di intrighi politici e tresche amorose. Le due partenopee, infatti, con la verve che le contraddistingue sono riuscite a soddisfare in minima parte quel pubblico che fino alla fine ha dimostrato affetto per la serie, pur non riuscendo a sollevare le sorti generali: un flop anche di ascolti.
Il flop di questa serie è l’evidente segnale di un pubblico che – anche se generalista – non ha bisogno di revival di qualità inesistente per vedere soddisfatto il proprio desiderio di ritorno al passato. Un prodotto seriale, poi, senza una solida scrittura e senza interpreti degne di questo nome, non ha alcun elemento fondante per rimanere saldamente all’interno di un palinsesto – quello delle fiction Mediaset – già molto scarso e deludente.
La tendenza di far aderire la fiction all’infotainment – con personaggi da show televisivi tramutati in interpreti e gossip a volontà – è una scelta che non sta premiando la rete ammiraglia di Mediaset e il revival de Il bello delle donne ne è la dimostrazione.